LO SCHIAVISMO A VENEZIA. Storie d’altri tempi….
Di Millo Bozzolan
Riporto la nota del 2013, che credo possa interessarvi, per il contenuto storico e l’argomento:
Sollecitato a dire la mia sul post riguardante lo schiavismo e Venezia, da Levorato Giorgio, anche in relazione alle affermazioni di Bruno Scaramuzza, ho perso più di mezzora per cercarlo, ma è sparito. I casi sono due: o stato cancellato da facebook, o qualcuno, evidentemente insoddisfatto dalla piega della discussione e ritenendosi offeso, lo ha fatto cancellare. Sinceramente, ricordo solo di ever dato una scorsa al post finale di Bruno, poi preso da altri impegni, ho trascurato la lettura ulteriore, che se ho ben capito riguardava una discussione ormai al calor bianco. Quindi posto solo a cuntributo ulteriore, quanto ho trovato sottomano al momento.
– i mercanti veneziani vengono cacciati da Ravenna perché commerciano in schiavi levantini, traffico già vietato da papa Zaccaria (741-752) ai venetici, i quali vanno a Roma a vendere le loro merci e qui investono i guadagni acquistando schiavi, che poi vendono agli arabi maomettani o saraceni. Il papa infatti, aveva stabilito che “i battezzati non diventassero proprietà dei maomettani” e successivamente anche la Repubblica si adeguerà (878) e vieterà questo commercio illegale.
Nell’878, il governo veneto giudicando “malvagio l’uso di ridurre gli uomini in servitù” (Molmenti) decreta l’illegalità del commercio di schiavi (prima erano venduti all’incanto a rialto e permettevano di ridurre le spese della servitù, quelli erano i tempi, solo da qualche secolo si era usciti dal paganesimo), commercio peraltro già vietato da papa Zaccaria e da ciò si deduce quanto “tale traffico non fosse massima nazionale, ma piùtosto arbitraria cupidigia di alcuni veneziani, poiché se fosse stata attività preminente, il governo non l’avrebbe proibito con pubblico decreto” – (Crivelli).
Brano tratto da “Atlante storico della Serenissima” di Giovanni Distefano vol I.