L’ordinamento dell’esercito della Serenissima
di Theusk
L’ordinamento dell’esercito Inizió nel 1534 quando un patrizio ebbe l’ufficio di Provveditore sopra le artiglierie e munizioni e poco tempo dopo, nel 1589, i Provveditori furono tre.
Quando la Repubblica si volse alle cose di terra, dovette ricorrere ai mercenari.
Con furbo avvedimento politico, il generalissimo dell’esercito veniva scelto solitamente forestiero, ma aveva in guerra sempre a suo fianco un consigliere vigilante, patrizio con il titolo di Provveditore Generale.
L’ordine dell’esercito, in pace e in guerra, venne affidato al Savio alla Scrittura, che corrispondeva all’odierno ministro della guerra ; il Collaterale vigilava sulla disciplina della cavalleria; il Savio alle Ordinanze su quella delle soldatesche di terraferma.
I veneziani furono tra i primi ad armare la fanteria con gli schioppi, a istituire il tiro a segno e a dare all’esercito saggi regolamenti.
Alla fine del XV secolo l’esercito, in tempo di pace, era di 10.000 cavalli e di 7000 pedoni; in tempo di guerra di 20.000 cavalli e di un numero indeterminato di fanti, arruolati da ogni parte d’Italia, dei fidi Dalmati o Schiavoni (foto a lato), delle craine (milizie confinarie della Dalmazia), dei Montenegrini, dei Croati a cavallo, dei Morlacchi, degli Svizzeri.
Le cernide (milizie di contado) destinate alle fazioni delle scorrerie e del guasto, vennero istituite nel 1506 quando fu dato a Lattanzio da Bergamo, l’incarico di raccogliere 6000 fanti paesani.
Le cernide si addestrarono facilmente all’uso delle armi e divennero abilissimi al punto da gareggiare , per valore, con le compagnie dei Provvisionali (soldati di mestiere).
La cavalleria ordinaria era composta da Schiavoni chiamati anche “cappelletti” per il loro copricapo, e dagli Stradiotti, audaci avventurieri greci che venivano impiegati nelle piazze più esposte ai pericoli nemici a causa della loro bellicosità.
Di loro scrisse Domenico Malipiero:” Questa gente è bellicosa, più atta a dar assalti all’improvviso che a combattere ordinatamente; porta l’elmo in testa, la spada a lato e la lanza in man, pochi usa la coraza; veste habiti de bombaso assetai a la vita, che se chiama “casache”; i so cavai è molto velocemente e atti a correr longamente“.
liberamente tratto da : “Storia di Venezia nella vita privata” di E P.Molmenti (ediz.Lint Trieste)