“Ze mejo brusare un paese, pitosto che perdar na tradision“
Continuiamo la rubrica volta a riscoprire e valorizzare i mestieri ed usanze di un tempo con la speranza di accendere sopiti ricordi nel pubblico più anziano e di suscitare curiosità nel pubblico più giovane, buona lettura!
Si ringrazia l’autore Luigino Tosatto
Finite le baldorie per l’ arrivo del nuovo anno, festeggiato in sordina da noi piccoli, giovanottini, ragazzini, serata in cui abbiamo avuto la fortuna e la possibilità di star svegli sin a ora tarda, aspettando la mezzanotte come i grandi, come i nostri genitori, iniziava dal giorno dopo la trepida attesa del giorno dell’ EPIFANIA…. l’ arrivo DEA BEFANA.
PER BABBO NATALE , tanti atteso e tanto desiderato, scrivevamo , in bella grafia, la miglior letterina dell’ anno.
Per la
BEFANA tutto era diverso.
Eravamo ancora a casa da scuola, per nostro diletto, sino al giorno 7 di gennaio.
Il freddo fuori di casa era tanto, ghiaccio nei fossi, se eravamo fortunati la neve rimaneva per diversi giorni nei campi, nelle stradine, nei caresoni dei campi, e il ghiaccio nei fossi si faceva sempre più duro. Tornaimo casa ingiasssssai, ei scarponi avuti da recupero dai Signori de Venezia, che a noi 5 fratelli portava la Gina B. ( e non solo, ci portava dei sacchi di vestiti dismessi sempre dei Signori de Venezia, di cui noi andavamo fieri a portare e indossare, erano alla moda, usati poco, non rovinati, ma SEMPRE PERFETTAMENTE LAVATI, STIRATI E PROFUMATI DALLA MIA CARA MAMMA) erano inzuppati, tutti i giorni.
Li mettavamo vicino alla
cuzina economica, il cui fuoco era acceso dal mattino prestissimo, sin alla sera prima di andare a letto, anzi riempito de legna il più possibile, per avere più caldo al mattino.
El caldo e el calore rimaneva per poco tempi, ee finestre eran troppo fessurate, entrava più aria fredda di quanto ne producesse il calore della legna, che tutti noi si metteva nel fuoco nel trascorrere delle ore della giornata
LA BEFANA…
Era la nostra salvezza, un ultimo speranza che la vecchiaccia ci portasse un qualche ulteriore dono, tra la notte del 5 e 6 gennaio.
Ea sera del sinque, se magnava de fretta, in velocità, ma con l’ accortezza di avanzare, TUTTI, un qualcosa.
Finio de cenare, via in fretta tutto dalla tovaglia, posate, piatti, bicchieri.
Se ciapava ea tovaja e se ndava fora, da drio a casa a sbatterla, che fosse ben pulita. ..
Me Nonna Giulia, na buona Nonna, na Santa Nonna,
Al nostro rientro in cucina, aveva già il ferro da stiro in man, riscaldato sopra i serci dea cuzina economica, pronto per stirare la tovaglia,,,
“””- la befana è una vecchia, ma avrà piacere trovar tutto in ordine, al suo arrivo-“””
Stirata, stesa sopra il tavolo, spostavamo le sedie in un angolo, in modo che potesse entrar con comodo in cucina, LEI, LA BEFANA, assieme alla sua mussa.
Soa cappa dea cuzina economica, ghe picaimo i calsetti de lana de me papà, grossi, fatti ai ferri da me Nonna Giulia, nelle sere d’inverno, quando era troppo buio fuori per permettergli di far lavori nel pollaio o nel cortile.
I calsetti,, ei picaimo coe moettte che la MIA MAMMA usava per stendere i vestiti lavati, sol ferro fora sol cortie, alsa’ da un baston fatto a forca in ponta.
Sopra la tovaglia, che a volte si metteva una nuova in quanto quella in uso era macchiata da gocce de Clinto, de olio, de pomodoro,,, ::::
Na scodella di latte, per riscaldare il corpo della Befana, un pezzo di pane da inzuppar nel latte stesso, na branca de farina de fior, un mezzo biscotto, se c’è n’ erano nella scatola de latta….. E una bella branca de foraio, il miglior fieno che avevamo soa teza, il più saporito, queo del primo taglio.
E dopo via, de corsa, in letto, e MIA NONNA ci ripeteva ancora e sempre la stessa storia..
“”- in letto, de corsa, coi calcagni da drio ea schina, e siensio assoluto,,, ea musssa dea Befana a gà due buone orecchie, a ghe sente anca massa ben, e se soeo a scolta un minimo rumor, ea scampa diretta. -“””.
E noaltri, sconti sotto ea colsera…
Ea mattina del dì dea Befana, zo’ de corsa dae scae, trovaimo eeei calsetti de lana de me papà sora ea toea, bei pieni, colmi….
Svelti a svodarli, svelti a non smissiarli con quei de me fradei.
Bagigi, stracanasse, mandarini, coni gelati con spumiglietta sopra, el carbon dolce, eee carameee, eee ligurisie, ea poenta dolce,,, qualche soldino de ferro, cinquanta–cento lire.
Buttaimo un ocio anca, dopo, sora ea toea, a quanto gaveimo messo par ea Befana ea so’ mussa.
Latte, pane, farina, fieno, tutto finito,,, rimaneva il biscotto,, con un qualcosa da leggere, un foglietto a testa, per tutti noi 5 fratelli.
La Befana :::.
“””- scusami della scrittura tremolante, ma sono vecchia e vado di fretta, tanti bambini mi aspettano, buoni e cattivi. Il latte e il pane li ho graditi molto, la mia mussa ha mangiato con gusto il fieno, saporito.
Siete stati dei buoni bambini nel corso dell’ anno, per cui, come avrete già visto, nellla calza vi ho messo solamente cose buone e dolci,,, ma mi raccomando, restate sempre buoni, sennnno’ el prossimo anno vi porto il carbone per la stufa.-“””
LA MIA MAMMA. :
“”- non stè magnar tutte eee carameee subito, sparagnevene anca par doman, e anca par stò anno si’ stai fortunai, gnanca un tocco de carbone per la stufa-“”””
(((( potessi scegliere, potessi averlo, fosse possibile il ritorno della MIA BEFANA, darei qualsiasi cosa per sentir la voce della MIA MAMMA che mi fà la predica, e baratterei le dolcezze col puro carbone nero) )))))).
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