Lutto veneziano
di Theusk
A Venezia, da tempi immemorabili, era usanza che il giorno dopo i funerali, i congiunti del defunto si raccogliessero nella corte del Palazzo Ducale o sotto i portici di Rialto, per ricevere le condoglianze degli amici ai quali, senza profferir parola, toccavano la mano.
Un tempo, in segno di lutto gli uomini si facevano crescere la barba e per un certo tempo, secondo il grado di parentela, s’indossavano vesti nere dette “a corrotto”, con un lungo strascico che per gli alti magistrati era solitamente scarlatto.
Anche l’abito lugubre andava soggetto alle mutazioni della moda e talvolta venne trasformato in abbigliamento attraente. Si racconta che una donna Emo in lutto, andó ad una festa “con una vestura di restagno d”oro e di sopra frisato negro per corrotto, taiada che se vedeva l’oro“.
Alle esequie si aggiungevano le fastosità del monumento sepolcrale. I cimiteri intorno alle chiese erano per il popolo mentre le chiese offrivano tumulazione ai patrizi che con una spettacolare sepoltura intendevano accrescere il lustro della propria casata.
Il 28 ottobre 1538, il Patriarca Girolamo Quirini tentó di restringere la concessione della sepoltura nei templi limitandola ai soli prelati, uomini di Sante virtú e di grandi meriti civili o di antica nobiltà di sangue, ma vi aggiunse poi anche gli “habentes sepolturas propria in Ecclesia” e questo fece sì che tutte le famiglie , che potevano concedersi questo lusso, ingombrarono le chiese di statue, busti, lapidi, avelli ed iscrizioni.
liberamente tratto da “Storia di Venezia nella vita privata” di P. Molmenti
Grazie per l’apprezzamento gradito sui temi sepolcrali.
Grazie per l’insight.