I souvenirs? Un’invenzione di un bassanese
di Theusk
Giovanni Trevisan detto Volpato nacque ad Angarano (Bassano) il 20 maggio del 1735.
Per aiutare la madre, rimasta vedova, si mise dapprima a lavorare come ricamatore e poi, poco prima dei vent’anni, si trasferì a Venezia nello studio dell’incisore fiorentino Francesco Bortolozzi e in seguito in quello di Joseph Wagner, punto d’incontro dei migliori incisori della città.
Nel 1771 decise di assumere il cognome della nonna (Volpato) e di trasferirsi a Roma, perché lí chiamato per realizzare la riproduzione delle Logge affrescate da Raffaello, lavoro ch’egli eseguí magistralmente.
A Roma lavoró per trent’anni come incisore e anche come antiquario e restauratore. La città era a quel tempo mèta obbligata del Grand Tour e visitata da numerosi aristocratici, intellettuali, artisti e collezionisti affascinati dall’antichità classica e molte erano le persone che, con regolare permesso, recuperavano opere d’arte romana per rivenderle ai turisti.
Il Volpato decise quindi di dedicarsi all’archeologia finanziando personalmente alcuni scavi come quelli delle Terme di Caracalla e di Tito ma non tutti i turisti potevano permettersi un souvenir originale ragion per cui egli inizió a produrre capolavori dell’antichità classica di piccole dimensioni in elegante e candido biscuit (porcellana non invetriata).
Facili da trasportare in viaggio e adatti anche alle tasche del ceto medio, ebbero da subito un notevole successo; alcuni di questi, come ad esempio il Galata Morente, la cui riproduzione in marmo è visibile nella Pinacoteca Capitolina, furono veri e propri capolavori.
Abile imprenditore inserì nella sua produzione anche opere d’arte conservate nei musei e questo gli portó in poco tempo fama e ricchezza.
Morì nel 1803 e poco dopo morì anche il di lui figlio che ebbe un ruolo importante nella gestione dell’impresa paterna. Alcune sue opere (poche) sono conservate a Bassano nel museo della ceramica.