….passando per Giunone. Me domanda l’amico padovan Sandro Fattore. Par risponderte, torno a la lengua “toscana” dato che chi ne leze magari no ze veneto 🙂
l’imponente basilica di santa Giustina la cui facciata non fu mai completata, ai margini di “prà dea Vae”, da padovano non posso che chiamarlo così
REITIA E MINERVA di Elena Lizzie
…In seguito approfondirò la loro figura ed il loro culto religioso (di Giunone e Artemide), ma per ora è necessario dire che le Dee più importanti delle città Venete fossero loro, che presiedevano alle cerimonie iniziatiche, al matrimonio, all’esercizio delle armi. Molti confondono Reitia con una sorta di “dea madre”, in realtà essa non lo era, e lo dimostrano i ritrovamenti archeologici nei suoi santuari nei quali mancano decisamente riferimenti al parto ed alla maternità. Era una Dea Sainante, della guarigione, della scrittura sacra, della protezione delle armi ma non della maternità. Era una Potnia Thèron. Le Dee Supreme delle città venete vennero identificate dai Greci e dagli Etruschi e poi dai Veneti stessi con l’attribuzione romana con Athena-Minerva, Era-Giunone ed Artemide-Diana-Hekate. Quindi dee in Armi e sanatrici, Dee protettrici della Città e della Maternità, Dee vergini protettrici dei giovani e dei Boschi.
Elena Lizzie
NdR. Dietro lo pseudonimo di elena Lizzie si cela una archeologa veneta, docente, che dedica i suoi studi alla scoperta del mondo dei Veneti antichi.
Moretto da Brescia la dipinse cosi, la nostra santa Giustina, magari farò un’altra nota sul dipinto eccelso per spiegarne i simboli.
Ma non ho risposto ancora al quesito.
Reitia si è col tempo trasformata nelle dee corrispondenti del pantheon greco romano e così è sopravvissuta cambiando nome, anche presso i veneti-romani. Ma non solo… Racconta infatti Tito Livio che nel tempio di Giunone, un tempo Reitia, ancora in epoca romana fossero conservati i rostri delle navi greche catturate dai padovani, quando Cleonimo, re di Sparta, osò avventurarsi da noi in cerca di preda bellica durante una scorribanda piratesca.
Questo tempio, secondo storici padovani di epoca rinascimentale, era posto ai margini di quello che diventerà il Prato della valle a fine Settecento. E su quel tempio pagano i padovani, diventati cristiani, eressero la basilica di santa Giustina, collegandosi, forse inconsciamente alla memoria dell’antica Dea che aveva dei tratti in comune con la giovinetta cristiana, vergine e Santa.
LA SANTA
Appartenente a una distinta famiglia padovana, durante la persecuzione di Diocleziano, arrestata per la fede, fu condotta in tribunale. Non riuscendo a farla apostatare, il giudice la condannò alla pena capitale, eseguita il 7 ottobre del 304. Il corpo della martire fu sepolto fuori del pomerio, ad oriente della città, nei pressi del teatro romano, dove poi verrà costruita una basilica. La diffusione della Congregazione benedettina di Santa Giustina, che elesse la martire come sua patrona, insieme con san Benedetto, contribuí a propagare il suo culto in Italia e in Europa. Anche Venezia la elesse a patrona di tutti i suoi domini, dopo la vittoria di Lepanto, riportata nel giorno festivo della santa, nel 1571. I benedettini di Padova fondarono in suo onore la Congregazione di Santa Giustina. Dal 1919 a Padova è stato riaperto al culto un monastero dedicato alla santa. (Avvenire)
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Millo Bozzolan, thanks so much for the post.Much thanks again. Really Cool.
grazie!