MARCO, MARCO! GRIDANO I PADOVANI AL GRITTI. LA RINASCITA DELLA NAZIONE.
Siamo a metà luglio del 1509, tutto per Venezia pareva perduto dopo la sconfitta alle porte di Milano a causa dell’incapacità del conte di Pitigliano a capo della pur potente truppa mercenaria veneziana. Una dopo l’altra, le città della Terraferma per scelta della nobiltà locale che mal sopportava il predominio degli aristocratici veneziani, si erano arrese e avevano accolto tra le loro mura gli imperiali alleati del papa Giulio II, artefice della guerra di Cambrai. Lo stato veneto, alla prova dopo pochi decenni, pareva essersi liquefatto.
Restava ancora la la laguna, il Patriarca aveva ordinato tre giorni di digiuno settimanali per emendare i peccati dei veneziani (lusso sfrenato, lussuria, sodomia) a cui si imputavano i guai presenti. Ma dai borghi della gronda alagunare intanto accorrevano volontari a rinforzare un esercito mercenario ormai stremato e l’impetuoso Andrea Gritti progetta il riscatto apparentemente impossibile, cercando di rioccupare Padova che con le sua poderose mura veneziane ora in mano al nemico, era una minaccia terribile.
Egli parte da Treviso…. Eccovi il sunto.
Intorno all’11 luglio, tuttavia, alcuni strani movimenti avevano iniziato a preannunciare la contromossa della Serenissima. Il potente Consiglio dei Dieci aveva preso a ricevere dalla Terraferma messi segreti, trasportati nottetempo a Palazzo Ducale e a lungo intrattenutisi alla presenza del Doge Leonardo Loredan e degli stessi Dieci, mentre aveva preso a circolare la voce che si stesse preparando la riconquista di Padova.
La sera del 16 luglio, mentre da tutta la laguna e dall’Arsenale di Venezia un intenso traffico di imbarcazioni si concentrava sul porto di Lizzafusina, sbarcandovi uomini e materiali in gran quantità, e le guardie dei Dieci impedivano l’uscita di ogni altra imbarcazione da Venezia, il provveditore Andrea Gritti, proveniente da Treviso con un contingente di Stradioti, si presentò verso le otto alla Porta Codalunga di Padova.
Con lo stratagemma del finto arrivo di tre carri carichi di frumento la porta era stata aperta e bloccata con uno degli stessi carri, arrestatosi nel mezzo del ponte levatoio: la cavalleria veneziana fece così irruzione, costringendo il presidio di lanzichenecchi assoldato dall’Imperatore Massimiliano I a rinchiudersi nel castello, mentre le campane annunciavano il ritorno sulla città del vessillo di San Marco. La mattina del 17 luglio anche le altre forze veneziane, comandate dal patrono dell’Arsenale Nicolò Pasqualigo irruppero in città. Nonostante gli sforzi dei comandanti veneziani, le case e i beni di quanti avevano sostenuto il potere degli Imperiali vennero date al sacco.
Ecco allora il popolo padovano urlare per le strade “MARCO, MARCO!” festeggiando così la liberazione della città e il ritorno del Leone. Il Gritti ebbe la percezione dopo questo episodio, e la fattiva collaborazione alla resistenza dei cittadini durante il successivo assedio di Massimiliano, ma anche per altri episodi di resistenza nelle campagne della Terraferma, che la Nazione veneta era ritornata ad essere realtà e fu così che decise, da Doge, di creare le famose “Cerne” o Cernide”. Una Milizia territoriale che ancora oggi, ad esempio, è il nerbo dell’esercito svizzero. E che ha un suo emulo nella Guardia Nazionale degli Stati Uniti. Un popolo composto da comunità in armi a difendere la propria Patria comune e FEDERALE.
PS. Fonte dell’episodio delle grida “Marco! Marco!” è il libro dello storico Frederic C. Lane in “Storia di Venezia che a sua volta riprende il resoconto del contemporaneo Girolamo Priuli. Per tacitare gli scetticoni pronti a spiegarci che Venezia era invisa ai Veneti.
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