VENETI E VENEZIA, DUE ESTRANEI? ILLUMINIAMO L’IGNORANZA.
TUONAVA IN TWITTER il solito provocatore, forte del fatto di non aver letto un libro di storia veneta, o di aver letto solo quelli sbagliati, che Venezia col Veneto attuale non c’entra, e non solo, i veneziani si comportarono come predatori del territorio interno.
Cercherò di riassumere qualche punto per invitarlo magari a documentarsi un po’ prima di blaterare a vanvera, e negarci il diritto-dovere di riconoscerci nel vessillo marciano,cosa del resto riconosciutaci dalla repubblica italiana, con la costituzione della Regione Veneto.
La Regione “Veneto” riassumeva nel nome una delle due denominazioni storiche prima dell’unità: da noi si era nel “Lombardo Veneto”, e con Veneto indicava la Venezia di terra (da tera, per dirla in veneziano), aggregata alla terra lombarda. Regione molto più estesa di quello che è il Veneto attuale, ma il territorio nostro da millenni ha ospitato i Veneti originari che erano il popolo storicamente più importante della regione Venetia et Histria, del I° secolo D.C. di Augusto.
Che successe dopo qualche secolo lo sappiamo tutti: i Veneti di terra in seguito alle invasioni barbariche si spostarono nella laguna e fondarono VENEZIA che (lo dice il nome stesso) era nata grazie a loro. Essi si espansero nel mare, diventati una “talassocrazia” e nelle coste della Dalmazia, ma quando a loro parve utile, si rivolsero di nuovo alla terraferma da cui provenivano.
Possiamo tranquillamente parlare di aggregazione volontaria per la più parte dei casi, suggellata da patti tra le comunità dell’entroterra e Venezia, che da “dogado” diventò stato VENETO come è ribadito in tutti i documenti emessi allora. Ecco quindi sorgere nel panorama italiano qualche cosa di unico: uno stato federale, in cui ogni comunità storica anche piccola era definita nei documenti ufficiali e nella realtà dei fatti, “Patria”. Avevamo quindi la “Patria” padovana, veronese, bresciana, con il diritto a mantenere i suoi costumi, le sue leggi locali, e un aggravio fiscale, per le spese comuni dello stato, molto basso.
Era uno stato di impronta federalista spinta al massimo, e san Marco era “terra di libertà” come scrisse persino Manzoni nel suo romanzo storico “I promessi sposi”. Così era considerato in tutta Europa, del resto, e io che qualche lettura ho fatto, ricordo della meraviglia di Goethe, espressa nel suo “VIAGGIO IN iTALIA”, nello scoprire a Venezia che i nobili, pur bardati con la loro toga rossa, usavano mescolarsi al popolo minuto, magari per una partita a carte, senza bisogno od obbligo di girare con la scorta come invece succedeva in Germania.
Succedeva del resto anche in terraferma: tanto è vero che i veneziani “tirannici” dettero vita alla “civiltà delle ville venete”, palazzi padronali privi di mura e fossati invalicabili, ma aperti al contado e a chi abitava intorno a loro. Cosa mai vista al mondo e ammirata da tutti.
Non solo: erano le navi veneziane a esportare il tessile prodotto nell’entroterra, nel padovano in specie, esportavano in medio oriente decine di migliaia di calze e berretti ogni anno, come ho letto in un saggio anni fa. Quindi tutta l’economia dell’entroterra era complementare a quella veneziana.
Vogliamo poi accennare alle bonifiche nella terraferma che resero fertili zone malariche da secoli nel padovano? Ho dedicato ad esse una nota, centrandola sulla figura di Alvise Corner, qualche giorno fa… E poi i centri storici delle città con impronta veneziana che ANCORA OGGI ATTIRANO MIGLIAIA DI TURISTI in tutto il mondo, li vogliamo considerare? Sarebbe questo il prodotto di uno stato-città governato da oligarchi tirannici che sfruttava i poveri veneti (veneti ma anche lombardi e friulani)? Ma mi faccia il piacere.. Direbbe il grande Totò. Mi dia retta, prenda qualche libro in mano, qualche raccolta di studi come quella messa su da Cozzi qualche decennio fa… Cerchi i lavori di Brian Pullan, Vincenzo Scarabello, e tanti altri, e si applichi. Poi ripassi.
Del resto fu l’illustre Doge Andrea Gritti ad accorgersi con la guerra di Cambrai, che Venezia aveva ormai uno stato vero, con “sudditi” (come sono anche in Inghilterra, eh!) fedelissimi pronti a morire al grido di “Marco! Marco!” per difenderla da ogni nemico esterno. Allora come dopo, all’arrivo degli invasori francesi. E così al popolo affidò la difesa dello stato, armandolo con la creazione delle Cernide. Come nell’altra Patria delle Liberà che è ancora la Svizzera federata.
Si risparmi altre asinerie. Cari saluti.