Marghera: da foresta a polo industriale
di Theusk
Nella zona in cui ora sorge la città di Marghera, in epoca romana c’era una foresta chiamata Butinicus (Bottenigo) con un piccolo porto fortificato alla foce del Muson. Intorno all’anno 1000, in questa foresta vennero edificati una torre (riconoscibile nel quadro di Canaletto a lato) e il monastero di Sant’Ilario, mentre, ad ovest, verso il bosco di Chirignago, sorse più tardi il forte Tron. La zona, anche se disboscata nel tempo, non ebbe nessun sviluppo e si limitò ad essere un’area agricola scarsamente abitata.
Nel secolo scorso nasce il progetto del porto industriale di Venezia che vede la sua concretizzazione nel febbraio del 1917, in piena guerra. Il progetto si rivela ambizioso fin dai primi passi. L’idea è quella di realizzare un moderno porto commerciale e industriale in Laguna per attirare le industrie più diverse.
Al porto e alla contigua zona industriale si progetta di affiancare un quartiere urbano di 30.000 abitanti destinato a calamitare la popolazione rurale. Il tutto viene completato da porti e banchine attrezzate cui fare giungere navi cisterna e i cargo fin sotto gli stabilimenti. Viene previsto infine un collegamento tra il porto e la città grazie ad un canale navigabile tra la Giudecca e i Bottenighi realizzato tra il 1907 e il 1913.
Sempre nel 1917 il conte Volpi dà vita alla Società cantieri navali e acciaierie convincendo i tutte le principali industrie siderurgiche italiane ad aderirvi, dalla Terni alla Ilva, dalle Acciaierie di Piombino all’Ansaldo, dai Cantieri Riuniti alla Franco Tosi. A guerra da poco conclusa si aprono i cantieri del porto e i primi stabilimenti iniziano ad insediarsi nel 1922. Nel giro di dieci anni gli investimenti produttivi passeranno da 22 a 514 milioni soprattutto grazie ad una laboriosità da tutti riconosciuta.
Negli anni successivi Marghera arriva a contare oltre 30.000 lavoratori ma recentemente i dati risultano notevolmente ridimensionati sia nell’attività lavorativa che nel numero di lavoratori. Inoltre, soprattutto negli anni della sua massima espansione, l’insediamento industriale ai margini della Laguna ha prodotto ripercussioni negative nella conservazione sia del centro storico che della Laguna. Innanzitutto l’ampliamento progressivo della zona ha inglobato, barena su barena, grosse estensioni di laguna, alterandone il sistema idrico. Poi lo sfruttamento intensivo delle falde freatiche, tramite i pozzi artesiani, ha accentuato il fenomeno del bradisismo (abbassamento dei fondali). Infine, l’inquinamento industriale delle acque ha alterato l’equilibrio biologico della laguna, mentre i fumi della combustione di scorie hanno concorso alla corrosione di pietre, marmi e bronzi del centro storico e minato la salute degli abitanti lagunari e della terraferma limitrofa.
( qui un’analisi più approfondita dell’inquinamento industriale)
Liberamente tratto da: “Venezia sempre” A. Salvatici; “La storia del Veneto” di F.Jori