Marsilio da Padova, un gigante del pensiero moderno che dovete conoscere.
di Milo Boz Veneto (fonti web)
Oggi vi propongo all’attenzione un veneto che gettò i semi della dottrina moderna (difesa e sviluppata anche da Paolo Sarpi secoli dopo) riguardante la separazione della chiesa dallo stato.
Vissuto tra il 1200 e il 1300 le sue teorie lasciano sbalorditi per la loro modernità. Ne parlavano questa mattina su Radio Tre, e dicevano che l’humus che permise a Marsilio di sviluppar il suo pensiero, fu la strutttura del libero comune (uno dei tanti della Venetia ) in cui si conservava un governo che esercitava il potere per delega popolare, investito attraverso i “renghi” o assemblee. Le assemblee, dice Marsilio, devono governare pure la chiesa, ed eleggere la gerarchia. Tale gerarchia costituirà una “aristocrazia” per merito, che governerà il corpo sociale laico e dei fedeli. Insomma, ancora una volta i Veneti, con buona pace della ministra Di Girolamo, erano avanti secoli, anche rispetto alla chiesa romana, riguardo all’idea di costruzione di una società.
Marsilio da Padova Medico, filosofo e teologo (n. Padova tra il 1275 e il 1280 – m. Monaco tra il 1342 e il 1343). Studiò medicina e filosofia a Padova, sotto l’influenza di Pietro d’Abano, e successivamente a Parigi, dove si legò a Giovanni di Jandun. Nel 1312 fu prof. di teologia e rettore alla Sorbona. Rientrato in Italia, nel 1318 fu nominato canonico di Padova. Di nuovo a Parigi, terminò il Defensor pacis (1324; trad. it. Il difensore della pace), allontanandosi subito dopo dalla Francia e rifugiandosi, insieme a Giovanni di Jandun, a Norimberga, presso Ludovico il Bavaro. Qui fu raggiunto, il 23 ottobre 1327, dal decreto di condanna di 5 proposizioni dell’opera. Presso la corte imperiale, M. approfondì la critica del potere temporale del papa e della Chiesa, e, entrato in contatto con Michele da Cesena e Gugliemo di Occam, anch’essi rifugiati presso Ludovico, aderì ancora più profondamente agli ideali del pauperismo francescano.
Il potere governativo (pars instrumentalis seu executiva) è affidato al principe dal voto del popolo, che esercita il proprio controllo sulla ‘pars imperans’ e può sempre deporlo: «il legislatore, o la causa prima ed efficiente della legge, è il popolo, l’intero corpo dei cittadini o la sua parte prevalente mediante la sua scelta o volontà espressa nell’assemblea generale dei cittadini» (I, XII, 3); ciò, secondo M., «d’accordo con la verità e l’opinione di Aristotele, nella Politica».
La Chiesa, «comunità di fedeli» (universitas fidelium christianorum), deve essere organizzata in maniera analoga allo Stato: papa e vescovi sono eletti dal popolo dei fedeli che conferisce la somma autorità ai concili, ai quali, tuttavia, spetta soltanto l’applicazione della legge divina, essendo la Chiesa politicamente compresa nello Stato e non autonoma.
Insomma, tosati, io vi ho gettato l’amo… chi vuole approfondire può leggersi la pagina della Treccani (Treccani.it) o scaricare la sua maggiore opera in pdf. Buona lettura, veneti e non veneti. Nel suo pensiero troverete tutto: il concetto della Sovranità popolare, la divisione dei poteri tra Stato e Chiesa. Le sue idee, ‘en passant’ pare fossero molto più avanzate di quelle di Lutero.