MERCURIO BUA E DEGLI STRADIOTI IN BATTAGLIA, usati da Bartolomeo d’Alviano.
E’ ben descritta in questo brano di Paolo Petta, suo biografo, in un libro di recente pubblicazione (1996):
‘Comandante animoso ed abile tattico, Mercurio non deluse le aspettative dei veneziani. Nello stesso 1513, in una scaramuccia nei pressi di Battaglia, fece prigioniero un giovane spagnolo, incauto ma di nobilissima famiglia, Carvajal, che sarebbe poi morto in prigionia. I cavalli di Bua, scrive Paruta, “non lasciavano cosa alcuna a’ nemici in tutto quel paese quieta e sicura: eran dappertutto, trattenevano le vettovaglie, ponevano in fuga i presidi, conducevano spesso nel campo molti dei nemici come prigionieri”.
In effetti, il ruolo di Mercurio, e degli stradiotti fu valorizzato al massimo da Bartolomeo d’Alviano, che comandava le truppe veneziane. Il valore dell’Alviano come stratega è stato variamente giudicato, ma seppe dare comunque a quella campagna un’impronta tutta particolare, assillando i nemici – come già si è detto – con il ritmo sfibrante della guerra di movimento che si aggiungeva al logorio determinato dall’ostilità delle popolazioni.
Nel 1515, le truppe veneziane ebbero, come è noto un ruolo determinante nella battaglia di Marignano. “Il signor Mercurio – ebbe a riferire l’Alviano alla Signoria – non da cavallo ligiero ma da homo d’arme con tuti li sui ha diportato”, che per passare alla terminologia moderna, sarebbe come dire che un reparto motorizzato si è comportato come un reparto corazzato.
Nel 1516 Mercurio riportò un brillante successo, sorprendendo presso Verona, un grosso reparto spagnolo che, al solito, non si aspettava che gli stradioti passassero a nuoto l’Adige, e annientandolo. Secondo Mercurio, gli spagnoli sarebbero stati seicento, e di essi metà fatti prigionieri, metà uccisi, ma le malelingue sostennero che i morti sarebbero stati solo diciassette… In ogni caso Venezia concesse a Mercurio un aumento della paga, e della condotta che fu portata a 300 cavalli, con 1200 ducati l’anno… ma non fu soddisfatta la sua richiesta di essere a capo di tutti gli stradioti, dato che avrebbe portato del malcontento da parte degli altri condottieri di quella specialità così particolare.
Da STRADIOTI di Paolo Petta ed. Argo