NEL 1543 SI INIZIANO I LAVORI DEL FORTE DI S. ANDREA. UNA MIRABILE OPERA.
Il Forte di Sant’Andrea a Venezia è una fortezza edificata alla metà del ’500 sui resti di precedenti opere difensive ormai in rovina, parte del sistema difensivo della laguna di Venezia.
L’opera fu progettata dall’architetto veronese Michele Sanmicheli (1484-1559), incaricato dal governo veneziano di salvaguardare l’accesso dal mare ritenuto più pericoloso, sbarrando il passo, con le artiglierie, a un eventuale flotta nemica.
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Il forte è situato sull’omonima Isola di Sant’Andrea (che si trova all’estremità dell’isola delle Vignole) e consta di un corpo centrale, costruito sui resti dell’originario torrione quattrocentesco, e di un bastione esterno alla base del quale erano poste le batterie. Le aperture nel bastione, di forma rettangolare, erano poste quasi a pelo d’acqua per poter spazzare con il tiro l’orizzonte e colpire quanto più possibile vicino alla linea di galleggiamento i vascelli nemici.
All’interno del bastione vi è una lunga casamatta a volta sormontata da un terrapieno che serviva a custodire il munizionamento. All’epoca in cui fu costruito il forte le artiglierie avevano già subito una notevole evoluzione, con una riduzione dei calibri, l’aumento delle gittate e la possibilità di tiro a parabola ridotta, cioè in linea molto più retta rispetto alle bombarde del secolo precedente.
Al centro della casamatta vi è un corridoio che collega il bastione con il cortile interno, all’estremità del quale, dalla parte del cortile, vi sono due alloggiamenti per i perni di un argano utilizzato per il trasporto delle munizioni. Sembra che in origine il bastione e la casamatta fossero collegati da una volta in seguito rimossa.
L’accesso al forte avviene dalla parte opposta rispetto al bastione e un canale, che separa l’approdo dal cortile, aveva la funzione di proteggere l’accesso alla parte posteriore del forte. Va osservato che se la struttura era munitissima sul fronte esterno, era totalmente sguarnita su quello posteriore. Evidentemente si faceva affidamento sulla potenza delle artiglierie che essendo in numero molto elevato (40) e con vari angoli di tiro, non avrebbero consentito ad alcun vascello di aggirare la postazione. Il forte non era un’opera difensiva pensata per attacchi a breve distanza ma tale da evitare qualsiasi avvicinamento.
Dal punto di vista formale la struttura è interessantissima nel suo complesso ma la parte architettonicamente più piacevole è il frontale in cui si aprono il portone centrale e due archi laterali di egual misura. Sulla parte anteriore del torrione vi è una lapide commemorativa della battaglia di Lepanto sormontata da un rilievo del leone di San Marco. Sulla sommità del torrione vi è una terrazza il cui pavimento fa presumere la funzione di raccolta delle acque, convogliate in un’apertura centrale. Sul lato verso il mare vi è un’interessante portabandiera o portastendardo in pietra d’Istria.
La costruzione è stata, ancora in tempi recenti, adibita a caserma e successivamente sottoposta a imponenti opere di restauro per evitarne il costante abbassamento. A tal fine è stata costruita una sottofondazione il cui bordo esterno è visibile in acqua ad alcuni metri dal perimetro del forte. Ciò ha consolidato tutta la struttura evitandone la rovina. Malgrado gli ingenti costi sostenuti per il consolidamento, non vi è stata alcuna decisone rispetto alla fruizione del complesso, attualmente raggiungibile solo con imbarcazioni private, che giace invaso dalle sterpaglie in stato di totale abbandono.
Il forte costituì, più che un’opera difensiva vera e propria, una forma di dissuasione da mostrare a visitatori e ambasciatori, soprattutto ottomani. Di fatto, superato il periodo caldo in cui si temeva un attacco dal mare, la fortezza vivacchiò ospitando guarnigioni del tutto rappresentative.
In realtà il forte aprì il fuoco una sola volta contro una nave nemica, nel 1797, alla vigilia della caduta della Repubblica, quando una potente salva falciò il bastimento francese Le Libérateur d’Italie che tentava di forzare il porto del Lido, provocando la morte del comandante e la resa della nave.
Un’interessante descrizione del complesso e della vita che vi si svolgeva ci è stata lasciata, nelle sue memorie, dall’avventuriero e scrittore veneziano Giacomo Casanova che vi fu rinchiuso dal marzo al luglio 1743. Il luogo non aveva funzione di carcere ma poteva essere un utile destinazione per personaggi scomodi che si intendeva sottoporre più a misure di sicurezza che a pene detentive vere e proprie.
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Comitato Certosa e S.Andrea
Telefono: 041 2413717, 3683206846
Orari: le visite si effettuano su prenotazione
Email: comitatocertosa@infinito.it ; certosaisland@yahoo.it
Come arrivare: i trasferimenti all’isola vengono effettuati dal Comitato Certosa e S.Andrea dalle fermate ACTV di San Pietro di Castello o delle Vignole.