PANFILO GASTALDI DA FELTRE:
IL VERO INVENTORE DEI CARATTERI DI STAMPA
PRIMATI VENETI, LA STAMPA A CARATTERI MOBILI.
Secondo quanto appare nel progetto di legge 3971 del 30 maggio 1997, che intendeva istituire le celebrazioni per il sesto centenario della sua nascita, Panfilo Castaldi sarebbe stato il primo inventore dei caratteri mobili per la stampa e avrebbe insegnato tale procedimento al tedesco Fausto Conesburgo, suo ospite a Feltre, che poi fece conoscere tale tecnica nella sua città, Magonza. Ecco come andò.
Panfilo Castaldi (Feltre, ca. 1430 – Zara, ottobre/novembre 1487) era un tipografo, e “maestro da libri dal stampo”,che pare inventasse i caratteri mobili. Ma non era tutta farina del suo sacco. Infatti, lui sposò nientemeno che la nipote di Marco Polo veneziano.
Di professione medico, prese in moglie una donna veneziana, nipote di Marco Polo, la quale portò in dote, tra le altre cose, anche alcuni caratteri mobili di origine cinese: il celebre Polo li avrebbe portati con sé alla fine dei suoi viaggi descritti nel Milione. Alla metà del XV secolo si stava sperimentando anche in Italia, come nel resto d’Europa, l’utilizzo dei caratteri mobili in tipografia. Panfilo Castaldi si inserì in questa corrente in quanto cittadino della Serenissima Repubblica di Venezia, all’epoca nel pieno del suo splendore e centro europeo di traffici commerciali e di conoscenze.
Panfilo Castaldi esercitò l’arte della stampa a Venezia (1469), indi a Milano, dove giunse nel 1471. Nella città lombarda impiantò il primo torchio tipografico, da cui uscì il 3 agosto 1471 De verborum significatu del grammatico romano Sesto Pompeo Festo. Tale opera è considerata il primo libro mai stampato da un tipografo italiano[1]. Nello stesso anno impresse la Cosmographia, sive de situ orbis di Pomponio Mela (25 settembre 1471). A causa delle disavventure capitategli (gli furono rubati i caratteri tipografici, poi il terzo libro da lui stampato, le Epistulae ad familiares di Cicerone, in 300 copie, uscì con la firma di un certo Filippo Lavagna, che gli usurpò il nome, l’anno seguente tornò a Venezia (1472), dove riprese ad esercitare la sua prima professione, quella di medico.
Morì a Zara tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre 1487.