PAOLO CAMERINI A PIAZZOLA I NUOVI ARISTOCRATICI VENETI ILLUMINATI
Caduta la vecchia aristocrazia veneziana tra l’Ottocento e il Novecento si insediarono nel Veneto dei nuovi possidenti che misero le fondamenta, con una capacità imprenditoriale attenta sempre al benessere delle masse rurali e operaie, al miracolo economico del Veneto attuale. Oggi vi parleremo di Paolo Camerini, conte padovano, che fece risorgere Piazzola sul Brenta, riportando agli antichi fasti la famosa villa Contarini. Una delle più belle Versailles veneziane. Pensate solo che il paese passò in pochi anni da 1900 abitanti a 4000 anime.
CAMERINI, Paolo. – Figlio di Luigi e di Fanny Fava, nacque a Padova il 29 luglio 1868. Rimasto a sedici anni orfano del padre, compì sollecitamente gli studi, con forte senso del dovere. Diresse anzi l’Associazione universitaria e fondò nell’89 il settimanale satirico Lo Studente, per laurearsi in legge nel ’91 con una tesi dal tema “I doveri del ricco proprietario di fronte alla ricchezza nazionale e ai lavoratori del suolo“.
Assumendo ventunenne la direzione della proprietà paterna, di oltre 100.000 ettari di terra, diede inizio a grandiosi lavori che trasformarono le condizioni di vita di Piazzola sul Brenta, mentre introdusse migliorie negli altri possessi e realizzò grandi lavori di bonifica nel delta padano.
A Piazzola volle attuare un progetto agricolo-industriale, per il quale vennero demoliti i “casoni” (abitazioni rurali dal tetto di paglia), suddivisa la proprietà in appezzamenti regolari, costruite case coloniche, stalle, strade e canali d’irrigazione. I contadini dovevano prestare la loro opera nei campi, nell’allevamento e nelle nuove industrie locali. Perciò venne eretta una centrale elettrica di 500 cavalli-vapore, poi una e due fornaci per laterizi, capaci d’una produzione di 4-5 milioni di mattoni all’anno, una fabbrica d’acido solforico (100.000 quintali), una di concimi chimici (150.000 quintali di perfosfato) che fu la prima del Veneto, un cementificio e uno iutificio. Il palazzo Contarini venne riportato al primitivo splendore, con la demolizione delle parti aggiunte e il ripristino delle logge, la decorazione interna e l’arredamento, una pinacoteca e una ricca biblioteca. Le risaie contermini vennero convertite in parco, con lago e isoletta, dove fu collocato un pregevole Cristo in bronzo di L. Bistolfi.
Il C. volle pure ampliare i redditizi cantieri per lo scavo della ghiaia del Brenta e dar vita a una fabbrica di conserve alimentari, ad alcune officine per riparazioni meccaniche, una segheria, una fabbrica di zoccoli, un mulino, essiccatoi per il tabacco, una latteria con caseificio, una fabbrica di ghiaccio, due filande di seta.
Il piccolo paese agricolo crebbe rapidamente divenendo il centro più produttivo della provincia; in poco più di dieci anni sorsero un centinaio di case coloniche, e inoltre bagni pubblici, un albergo, palestre e sale di riunione, municipio, dormitorio, scuole ed asilo infantile. La popolazione, che nel ’90 contava 1.900 abitanti, salì nel 1914 ad oltre 4.000, e nel comune passò dai 5.500 a oltre diecimila. Inoltre nel 1911 venne inaugurato il tronco ferroviario Padova-Piazzola, voluto dal C. e gestito da una Società anonima con capitale sociale di un milione di lire. Per la sua attività, il C. fu fatto nel 1902 cavaliere del lavoro; egli suscitò gli entusiasmi del poeta G. Bertacchi e si valse dei consigli di A. Moschetti in materia d’arte e di D. Sbrozzi in materia d’agricoltura.
Per chi volesse approfondire specie riguardo al suo operato nella vita economica veneta, rimando alla pagina a lui dedicata dalla enciclopedia Treccani. Un accenno a parte merita la biblioteca della villa da lui ampliata fino a raccogliere decine di migliaia di volumi, ma ve ne parlerò nella prossima nota.
I leoni di mia produzione: UN BEL LEON PER LA TUA CASA VENETA