PIETRO QUERINI E IL BACCALÀ
Dalla relazione dei due Ufficiali di bordo:
“A dì 6 zenaro, aponto (appunto) el zorno dela Pasqua dela Epifania (ancor oggi l’Epifania è chiamata, dai più anziani delle nostre parti, “Pasquetta” ndr*), noi a questo arido luogo chiamato l’ixola dei Santi (i naufraghi chiamarono Santene l’isola di Sandöya, che significa 《Isola della Sabbia》, poiché attribuivano ai Santi il miracolo della loro salvezza), dexabitada, in la costiera de Norvega, sotoposta al reame de Datia (Dacia, la Danimarca, così chiamata a quel tempo: queste informazioni le ebbero dopo essere stati salvati dai pescatori di Røst), in tera montamo omini 19 solli, lasandone duo altri ala guarda della dubia (che creava dubbi) barca, açiò che dal sbatimento del mare quela laçerata non fusse, e quivi in men scoperto luogo da venti se riduçevemo (e sulla terra ci riparammo in un luogo meno aperto ai venti)”.
Con l’aiuto di due carte geografiche, una disegnata da Paolo Cossi, l’autore dei fumetti del libro “1432, il Veneziano che scoprì il Baccalà”, ed un’altra di un atlante, seguiamo il percorso fatto da Pietro Querini e il suo equipaggio, partito dalla Fortezza di Fragokastelo in Candia (Creta) e arrivato, anziché nelle Fiandre, la sua meta, nell’arcipelago delle Löföten, sopra il Circolo Polare Artico -Napapijri in finlandese- sotto il 68mo parallelo nord.
*Ndr: “Santa Lucia, il giorno più lungo che sia/Nadal, un piè de gal/Pasquetta (l’Epifania), un’oretta”.