QUANDO A PARLARE DI OLIGARCHIA TIRANNICA DI VENEZIA E’ UN CINESE- ITALIANO
… Uno non sa se ridere o piangere. Ecco la mia risposta, a caldo:
NON SO COME FACCIA UN CINESE ITALIANO A PARLARE DI “OLIGARCHIA TIRANNICA” A PROPOSITO DI VENEZIA QUANDO PER MILLE ANNI E’ STATA L’UNICO STATO REPUBBLICA IN EUROPA E NEL MONDO COL CONCETTO DI BENE PUBBLICO. MA PENSA AI TUOI MANDARINI E IMPERATORI SU… DOVE IL SOVRANO, A PARERE DI CONFUCIO, AVEVA LA SUA GIUSTIFICAZIONE PERCHE’ ERA PARAGONATO AL SOLE CHE SPLENDEVA SOLITARIO SUL MONDO. PAZZESCO. . E SON QUELLI CHE SI STAN COMPRANDO I RESTI DELLA NOSTRA CAPITALE. ALTRO CHE NAP. QUESTI I XE PEZO. MA QUESTO SIGNORE PRENDE PER ORO COLATO QUELLO CHE SCRIVE LO STORICO BARB(I)ERO, IL QUALE NEGA, AD ESEMPIO, CHE LEPANTO ABBIA ARRESTATO L’ESPANSIONISMO OTTOMANO.
. I DISASTRI DELLA LEGGE BASAGLIA, SECONDO ME.
Poi, non contento di questo, continuava con lo sproloquio, parlando di milizia territoriale vigliacca e incapace e citando appunto il Barbero, storico di scuola italiana, per cui ad esempio, Lepanto fu una vittoria di Pirro, una battaglia insignificante. Peccato per lui però che i Veneti e i loro alleati (più della metà delle navi ed equipaggi erano veneziani) con quella vittoria grandiosa, a detta di tutti gli storici seri, riuscissero in realtà a fermare l’espansionismo islamico via mare, salvando anche il resto dell’italia dalla probabile invasione musulmana. La tappa finale si concluse sotto le mura di Vienna e da quel momento l’impero ottomano iniziò il declino inarrestabile.
A proposito delle milizie territoriali che furono modellate dal Gritti sull’esempio di quelle cadorine, dopo la lega di Cambrai: il grande condottiero e Doge fu molto colpito invece dall’ardimento e dalla voglia di combattere dei popolani della Terraferma (ricordo che lo stato da Tera era appena sorto) i quali in massa, anche con azioni di guerriglia, attaccarono nelle campagne e retrovie, gli imperiali. E non mi invento nulla: lo riferisce il Macchiavelli, il quale era osservatore per la signoria dei medici in quel conflitto. Ebbe a scrivere che fino a che Venezia poteva contare su tutto il suo popolo che combatteva spontaneamente in suo nome, i suoi nemici (cioé tutta l’Italia e l’Europa papalista) non avrebbero avuto mai la vittoria. E così fu, allora. Egli stesso assistette all’impiccagione di un partigiano marchesco, al quale fu promessa salva la vita se avesse abiurato san Marco. Egli rispose fiero: Mi so marchesco e marchesco voj morir.. e si fece impiccare. Tra parentesi, non sarebbe il caso di ricordar l’episodio almeno con una targa?? Che tristezza sto provando, come veneto..
Che poi tali milizie fossero mal addestrate e mal impiegate, nulla toglie al fatto che il popolo dei borghi e delle campagne morisse per difendere il Leone marciano sia nel 1796-7 che nella guerra di Cambrai, come negli ultimi giorni dello stato veneto.
Ecco dunque che cade come un castello di carte, l’accusa di “oligarchia tirannica veneziana”, poiché quello era il sentimento che imperava tra i popolani (tanto amati dalla sinistra… o no? 😀 ) durante il paterno “dominio” veneziano, che seppe fare dei Veneti una Nazione (federata) come fu un tempo, all’epoca del famoso “angolus venetorum” e anche un millennio prima… E questo sentimento di esser un popolo è come un fiume carsico, che di tanto in tanto salta fuori alla luce del sole. Fu così anche nei moti del 1809 in cui i popolani si rivoltarono, sfidando la morte, contro il regno fantoccio imposto da Napoleone. E continua ai nostri giorni: non a caso da noi nacque la “liga veneta” e almeno di autonomia regionale si parlò da sempre, sia dubito dopo l’unità imposta col referendum farsa del 1866, che per tutto il Novecento. Nel 1848, Manin (Daniele) pensava a una rinata repubblica veneta, federata al resto della penisola. E per oggi chiudo qua… spero di avervi dato degli spunti per approfondire da soli l’argomento o gli argomenti.