RIFLESSIONI DI E. RUBINI SUL SIGNIFICATO DEL PALAZZO DOGALE E I SUOI SIMBOLI.
Caro Federico (Moro a proposito della presentazione del suo libro), ti ringrazio per l’invito che mi hai rivolto e per il tuo intervento di presentazione. Mi è piaciuto rileggerlo e mi ha stimolato una riflessione, che ti propongo. Palazzo Ducale riflette l’immagine e la sostanza di una Nazione, i Veneti.
E’ come un libro aperto, che racconta la storia di questo popolo, è anche un simbolo di potenza (piu’ metafisico che fisico, per la verità): la potenza di questo popolo (piu’ metafisica che fisica, per la verità). Il Mito della Serenissima era l’immagine della sua sostanza.
I nostri antenati sapevano fare le cose e sapevano pure attribuirvi l’esatto significato. Così mi è corso alla mente l’intervento del Pontefice in visita qui da noi, te lo riporto piu’ sotto.
Con semplici parole ha detto quello che i Veneziani di oggi non sono più capaci di vedere:
loro guardano, ma non vedono.
Il famoso Mito era il concretizzarsi della Nuova Gerusalemme, uno Stato e una società destinati ad essere la realizzazione del Vangelo. Questa lettura tanti la troveranno limitativa, perché sono estranei alla cultura antica.
La cultura antica dei Veneti era una peculiare sintesi di elementi spirituali e materiali antichissimi, che pochi sanno leggere.
Incredibile, il Papa tedesco c’è riuscito. Illuminato dalla Fede e dalla sua grande cultura. Il Cristianesimo, per chi non crede in Dio, è solo una sfilza di divieti a carattere moralistico. Invece, presso i Veneti il Cristianesimo era uno scrigno di pietre preziosissime, profondamente radicato su concezioni e simboli anteriori la venuta del Salvatore
e declinato sugli usi, i costumi e la storia stessa di un popolo, ciò che conferisce loro la famosa “identità”.
Quindi, a palazzo ducale non ci sono ostentazioni di potere personale (quelle abbondano nei palazzi del potere odierno, dove Dio non abita). A palazzo ducale c’è la vera storia di un popolo, ci sono i suoi valori (che non conosciamo piu’).
L’ultima volta che ci abbiamo fatto un giro con amici, ironizzavamo su chi si sta facendo promotore di una “lettura laica” della storia veneta: eravamo, infatti, “risucchiati” (come dici tu) da dipinti che mostravano costantemente tutte le magistrature e i condottieri militari in ginocchio davanti a Gesu’, alla Vergine, ai Santi: ti chiedo se esiste un altro palazzo pubblico che illustri con tanta insistenza e abbondanza di particolari una Fede così totale, profonda ed incondizionata, un tale amore verso Dio.
E’ una grande Civiltà, è giusto mettere in evidenza l’immensa ricchezza di riferimenti simbolici, mitologici, metafisici che ampliavano all’inverosimile la spiritualità d’allora. Anche tu dici che nel primo Cristianesimo si introdussero elementi dei culti precedenti, è vero, ma poi attenti a non fare un minestrone di tutto!
Per esempio, Venezia non c’entra con questa “liquidità esoterica” (qualcuno parla di “civiltà anfibia”, come le rane…) tirata in ballo da chi ha perso il contatto con le cose, questi concettualismi che giustamente non sono piaciuti neppure al Pontefice.
L’essenza intima dell’identità veneziana e veneta è la spiritualita’ cristiana, di lì si parte per dire mille cose ulteriori,
non c’è problema, ce n’è per chiunque voglia approfondire.
Buon lavoro!
Edoardo
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Venezia, venerdì 16 settembre 2011 ore 18,00, Villa Herriot (sede Iveser) Giudecca, per il Festival delle Arti presentazione di Labirinto Ducale, un itinerario insolito nel palazzo dei Dogi alla scoperta di simboli e millenari segreti di Federico Moro,