“Som tradit! i siori no vol più San Marc! nu alter som tut tradit! oh, Dio!”
sunto da “Napoleone e la fine di Venezia di M. Agnoli.
E’ la frase testuale riportata nelle sue memorie dal colonnello Miovilovich, comandante degli schiavoni bresciani, che la gente gli rivolgeva per strada, disperata, quando un gruppetto di nobili locali e borghesi, instaurò, su istigazione francese, e con il loro appoggio militare, la Municipalità.
Il colonnello riceve dal Provveditore Battagia, nominato dal Senato perché probabilmente gradito ai francesi, nel vano tentativo di pacificarli, l’ordine di tenere la truppa in caserma : “Il Miovilovich, costretto dalla legge della militar subordinazione deve obbedire al datogli comando…Ma qual pena non è per uomo di contrario sentimento l’eseguire una tal commissione!” . Così scrive nelle sue memorie.
Decisi a ressitere sotto il vessillo di San Marco, non vi erano solo gli schiavoni, ma gran numero di cittadini comuni, quelli che formano “il popolo” insomma, che i giacobini dicevano di rappresentare. Con voto unamime, erigono barricate nel Corso principale.
Ancora il Colonnello, che scrive in terza persona: “ Giunto sul posto trova essere la cosa più seria di come era stato riportato. Tutto il Corso della Palada era in armi, le botteghe barricate, e tutti pronti a far fuoco. Al suo apparire viene circondato da quella brava gente, si sente dire da più voci, in lingua del paese : ” Lustrissim, som qué par el nostro Princip, viva San Marc 1 non volon bergamasch, li acoparom tuti! ” Erano bergamaschi giacobini accorsi a dar man forte a quelli bresciani.
Ecco un piccolo pezzo di storia veneta, ma di episodi in quei mesi terribili ve ne furono tanti, che i nostri bambini non studieranno MAI nelle scuole italiane.