Troppo silenzio sul saccheggio di Verona (furto al museo di Castelvecchio)
di Tommaso Montanari
dal blog di Repubblica.it
Tra le tante stranezze dello stranissimo caso della rapina al Museo di Castelvecchio di Verona, ce ne sono alcune che al momento appaiono come umilianti effetti collaterali di un saccheggio d’arte sbalorditivo. Chi non fosse a conoscenza del misfatto avvenuto lo scorso 19 novembre, sappia che a Verona, per quantità e qualità delle opere sottratte, è sparito per intero un piccolo, eccezionale museo. Di qui un’umiliazione, sul piano della sicurezza del patrimonio d’arte e di storia, difficile da sopportare: e tuttavia un’umiliazione che le istituzioni più rappresentative del nostro Paese stanno dimostrando di non avvertire.È trascorso ormai quasi un mese, eppure un vero e proprio silenzio tombale ha sepolto la scomparsa di ben diciassette opere, tra le quali ci sono alcuni capitoli fondamentali della storia dell’arte.
Il comandante del Nucleo Carabinieri di Tutela del Patrimonio Culturale di Venezia ha detto che questo è il furto più importante di cui si è dovuto occupare. Dunque, siamo di fronte a un primato negativo: in un Paese, l’Italia, dove i furti d’arte costituiscono un’attività criminale su scala industriale. Si deve pertanto parlare di una catastrofe culturale. E forse, data l’impressionante dimensione del disastro, compiuto con modalità ladronesche sconvolgenti (per esempio, il fatto che il crimine abbia potuto protrarsi per più di un’ora: del tutto indisturbato) si è ritenuto subito di condannarlo al silenzio di una qualunque pratica burocratica e poliziesca. Un silenzio che, ancora una volta, ripropone l’idea di un cinico disinteresse, frequente in chi sa che tutto si giustifica a seguito di un’aberrante consuetudine prepolitica: c’è sempre dell’altro di più urgente di cui occuparsi.
Pur con la massima fiducia nel lavoro degli eccellenti Carabinieri del Nucleo di Tutela, noi ci rifiutiamo di credere che la scelta di delegare il gravissimo caso del Museo di Castelvecchio all’ambito tecnico sia la scelta giusta. È un errore imperdonabile rifugiarsi nel silenzio: che è sempre nemico delle opere d’arte, ed è la scontata anticamera dell’indifferenza più perniciosa.
Silenzio e indifferenza facilitano la fuga e l’occultamento delle opere rubate, ed espongono le istituzioni a trattative e ricatti. Sono trascorsi ventidue anni dal furto di una celebreMadonna con il Bambino di Giovanni Bellini dalla chiesa della Madonna dell’Orto, a Venezia. Ventidue anni di silenzio e di indifferenza, che hanno portato alla più amara dimenticanza sociale della perdita subita. Temiamo che lo stesso possa accadere a Veron,a ed è per questo che chiediamo al Governo italiano di non farci dimenticare ciò che ci è stato sottratto a Castelvecchio, attorno a cui si addensa il rischio della ‘sindrome di Catullo’. Il veronese Catullo, che scrisse: «Povero Catullo, basta vaneggiare: ciò che è perso, consideralo perso».
I diciassette quadri di Castelvecchio, al contrario, non vogliamo considerarli perduti: né ora né mai. Chiediamo, dunque, al ministro Angelino Alfano di fare tutto il possibile per recuperarli, e al ministro Dario Franceschini di tenere questa gravissima questione in cima alla sua agenda, al centro dei suoi discorsi. Ai mezzi di comunicazione di accendere i riflettori su questa vicenda. Ai veronesi e ai veneti di non arrendersi, e di pretendere giustizia.