UN QUADRO DEL GUARDI… MAL INTERPRETA’
Di Milo Boz, veneto marciano.
qualchedun ga scritto: bastonano il popolo. no me piaxe.. xe indice però de quanto poco el sa la so storia. el Doxe, come un Pare generoso, el fazeva lanciar a so spese zecchini e altri soldi, e “chi ciapa ciapa’… bisognava tegnerli boni, par la so incolumità. gera i arsenalotti stessi, che fazeva l’atività de servizio de ordine publico.Me piaxe el particolare dei cani.. forse i doparava anca queli.
Vero, Milo, era la baldoria più grande che si facesse a Venezia, un grande tripudio patriottico, dato che il Doge era figura di immensa popolarità, ogni Veneto si rispecchiava in lui. Poi, era consuetudine che lanciasse monete di grande valore dal suo “pozzo”, mi pare si chiamasse così la portantina su cui era portato a braccio, quella specie di sedia gestatoria. Tutto era a carico del Doge, come al solito c’era anche una legge (Parte) che stabiliva il minimo e il massimo di soldi che doveva elargire al popolo per questi festeggiamenti. Ovvio che la frenesia generale mettesse persino a repentaglio la sua incolumità. L’unico modo modo per tenere a bada la folla in delirio era mobilitare il corpo di guardia personale del Doge. Da chi era composto? Da speciali forze di polizia? Niente di tutto ciò, le sue guardie erano il popolo stesso, ovvero gli Arsenalotti, che presidiavano anche la piazza San Marco durante le sedute delle magistrature venete, sotto la sovrintendenza dei nove Procuratori di San Marco.