UNA NUOVA MONETA DEL LOMBARDO VENETO CI RIPORTA ALLA CORONA FERREA
NEL 1849 lo ribadivano, i nuovi “padroni” dei Lombardi e dei Veneti. che il grande ‘Impero austro ungarico, di dimensioni europee, si sovrapponeva a quella corona che, trovandosi a Monza, nel loro dominio, li legittimava anche a dominare sull’Italia. Dopo i moti del 1848, sviluppatesi da Venezia all’entroterra nel sogno di un’Italia federata e indipendente (non certo quella realizzata dai Savoia), lo ribadirono, mi ripeto, in una monetina trovata dall’amico collezionista Leandro Mereu, del Cadore, in cui vediamo in maniera didascalica, la corna imperiale sovrastare la corna ferrea, conservata a Monza.
Sotto l’altro lato della monetina, coniata appositamente per il Lombardo Veneto.
Pochi anni dopo, come abbiamo pubblicato in un altro articolo precedente a questo, in uno “scheo” (spicciolo) destinato a noi si ribadiva il concetto della maestà ma senza più un riferimento diretto alla corona italica, che spariva del tutto, fagocitata dalla potenza dell’aquila bicipite: siamo nel 1862. Gli Asburgo si erano resi conto di non essere molto amati?
SULLA storia della corona di Monza vi aggiungo quanto ho trovato:
Corona Ferrea
Nell’altare della Cappella di Teodolinda è custodita la Corona Ferrea, uno dei prodotti di oreficeria più importanti e densi di significato di tutta la storia dell’Occidente.
Conservatasi miracolosamente fino ai nostri giorni, la Corona è composta da sei piastre d’oro – ornate da rosette a rilievo, castoni di gemme e smalti – recanti all’interno un cerchio di metallo, dal quale prende il nome di “ferrea”, che un’antica tradizione, riportata già da sant’Ambrogio alla fine del IV secolo, identifica con uno dei chiodi utilizzati per la crocifissione di Cristo: una reliquia, quindi, che sant’Elena avrebbe rinvenuto nel 326 durante un viaggio in Palestina e inserito nel diadema del figlio, l’imperatore Costantino.
La tradizione, che lega la Corona alla passione di Cristo e al primo imperatore cristiano, spiega il valore simbolico attribuitole dai re d’Italia (o dagli aspiranti tali, come i Visconti), che l’avrebbero usata nelle incoronazioni per attestare l’origine divina del loro potere e il loro legame con gli imperatori romani. Recenti indagini scientifiche fanno prospettare che la Corona, che così come si presenta deriva da interventi realizzati tra il IV-V e il IX secolo, possa essere un’insegna reale tardo-antica, forse ostrogota, passata ai re longobardi e pervenuta infine ai sovrani carolingi, che l’avrebbero fatta restaurare e donata al Duomo di Monza.
A partire da allora la storia del diadema fu indissolubilmente legata a quella del Duomo e della città. Nel 1354, ad esempio, papa Innocenzo VI sancì come diritto indiscusso – anche se poi disatteso – del Duomo di Monza di poter ospitare le incoronazioni dei re d’Italia, mentre nel 1576 san Carlo Borromeo vi istituì il culto del Sacro Chiodo, in modo sia da rendere ufficiale il riconoscimento del diadema come reliquia, sia di legarlo a un altro Sacro Chiodo, conservato nel Duomo di Milano, che secondo la stessa antica tradizione sant’Elena avrebbe fatto forgiare a forma di morso per il cavallo di Costantino, come ulteriore metafora dell’ispirazione divina nel comando dell’Impero.
In virtù del suo valore sacro la Corona Ferrea viene conservata in un altare consacrato e ad essa dedicato, eretto da Luca Beltrami nel 1895-96.