VENEZIA MERITA RISPETTO FINO ALL’ULTIMO DEI SUOI GIORNI.
Giuseppe Di Stefano sulla caduta della Serenissima.
Se tutti si trovano d’accordo sul fatto che Venezia doveva alla fine cadere, quanto meno per un fatto fisiologico (altri stati, insegna la storia, caddero per vecchiezza), ebbene molti hanno accusato gli ultimi patrizi, e soprattutto l’ultimo doge che quella fine sancirono, per il modo in cui la Serenissima decretò la sua fine; e cioé senza combattere.
Questa fine, senza un fremito di ribellione, “dopo un millennio di storia gloriosa e superba”, impone di cercarne le cause. Foscolo considera quel crollo come un vero e proprio tradimento di Bonaparte. . Questo il sentimento del Foscolo nei confronti di un Bonaparte non più “liberatore”, ma autore dell’infame trattato di Campoformio.
Altri parlano di < decadenza>, lenta, fatale, inarrestabile, e la fanno iniziare dal 1600, o addirittura nella seconda metà del 1500, qualcun altro pensa ad Agnadello, il 14 maggio 1509, altri parlano del 1453.
Non possiamo esserne sicuri, ma di certo sappiamo che quelle generazioni di veneziani, che tennero testa ai turchi prima, e agli appetiti degli altri piccoli stati poi, che abbellirono Venezia nei secoli, che lottarono ancora contro il turco quasi da soli con grande eroismo, che spesero montagne di soldi per far bella la città e difenderla, che riuscirono a pareggiare il debito pubblico, che lasciarono in eredità al mondo intero un favoloso ‘700, caratterizzato da 80 anni di pace e da grandi progressi in tuti i campi, MERITANO RISPETTO e se crisi vi furono seppero superarle fino a l’ultimo momento, quando la città fu minacciata dai francesi: il 12 maggio 1797, il Maggior Consiglio, pur di salvare lo stato, decise la continuazione della Repubblica sia pure sotto altre forme.
Alcuni studiosi allora si scateneranno contro l’ultimo Doge e i deboli patrizi, sostenendo che bisognava lottare e non abdicare.
Altri sosterranno l’idea opposta, ritenendo che la rassegnazione apparente con cui i responsabili veneziani si sono inchinati al Bonaparte, sia stata la migliore politica possibile al momento0.
Col passaggio dall’aristocrazia alla democrazia, la Repubblica di Venezia esaurisce, dolcemente, pacificamente, il suo ciclo vitale e il suo ruolo, ormai da un paio di secoli, era puramente teorico. Le cause di questa situazione erano nelle pieghe stesse della storia.
La Venezia aristocratica, la Venezia dei Dogi, muore. e la sua morte sarà pianta da pochissimi nel mondo. “Morì senza un solo amico in Europa, e nemmeno nel resto dell’Italia.
I curiosi l’ammiravano per la sua bellezza, i gaudenti per i piaceri che offriva, ma pochi, o forse nessuno, l’amava per quello che era… Nei giorni della sua grandezza la sua impopolarità era parzialmente imputabile all’invidia, invidia per la sua ricchezza, per il suo splendore e per la magnifica posizione geografica che la proteggeva da attacchi ed invasioni. ”
Pertanto, per questi modi di sentirla, nessuno mosse un dito per aiutarla. Vi era la tendenza a considerarla arrogante ed egoista e del suo governo, del suo popolo, dei suoi mercanti si aveva una impressione sfavorevole…
L’analisi prosegue, vi consiglierei di leggerla tutta, e molti dei tratti che rendevano antipatici i veneziani al resto dell’Italia di allora, non è difficile ritrovarli nei giudizi che vengono emessi sui Veneti di oggi. Segno per me evidente che Venezia, lungi dal non esser riuscita a formare uno stato coeso e vero, ha in realtà riforgiato la nazione veneta vecchia di millenni, e ciò ha permesso malgrado la pesante palla rappresentata da uno stato sanguisuga e da una burocrazia criminale, alla regione Veneto di sopravvivere prima e ripartire alla grande negli anni Sessanta del Novecento. Suscitando anche, purtroppo, invidie e odi nel resto dell’Italia che ne teme ogni forma di autonomia. Posso solo chiosare che quanto scrive Di Stefano, mi trova totalmente d’accordo. Grazie Venezia, anche per il tuo splendido ‘700.
Millo Bozzolan Zago
Sono perfettamente d’accordo. Ho rivalutato positivamente il comportamento dell’ultimo doge, dopo aver letto le Memorie di Lodovico Manin “AL SERVIZIO DELL’AMATISSIMA PATRIA”, a cura di Dorit Un Raines, un volume edito da Marsilio, assolutamente da leggere.
anche io ho letto le Memorie del Manin, e ho tratto le sue identiche conclusioni, caro Gianni.
I Veneti fecero grande Venezia e i Veneti faranno risorgere Venezia, la Serenissima !!!