VIVA SAN MARCO DA BERGAMO ALL’ISTRIA E … OLTRE

San Marco predica ad Alessandria d’Egitto opera dei Bellini
Viva San Marco
Vari episodi storici rievocano l’attaccamento a San Marco identificato con la fede cristiana ed il bene comune da tutte le genti dello Stato della Serenissima. Conosciutissimo è il celebre discorso di commiato di Perasto alla bandiera, poi deposta sotto l’altare della Chiesa di S. Marco a Perasto (link). Di quest’evento è rimasto il motto:
Ti (S.Marco) co nu
Nu co Ti
Ad Albona (in Istria) negli anni seguenti la vittoria di Lepanto dopo la processione nella festa di San Marco, i giovani gridavano questa filastrocca:
Ki par mar ki par tera
Tuti łi Turki soto tera.
Pim, pum ! Viva San Marco
Non è un caso, infatti, che dato il fortissimo attaccamento del popolo a questo grandissimo simbolo è tentato dopo la Serenissima di eliminarlo. Iniziò Napoleone nel 1797 a proibire per legge che:
Chiunque griderà Viva San Marco… chiunque affiggerà o diffonderà stemmi di San Marco … sarà punito di morte.
Con l’Austria questa proibizione rimase in vigore, sia pure senza pena di morte. In tutto il territorio Istro Dalmato durante l’ex Jugoslavia nei primi decenni del’900 furono messi in atto vari episodi di sistematica distruzione dei numerosissimi leoni in pietra.
S. Marco è il Santo Patrono, oltrechè di Venezia, anche delle città dell’antico territorio della Veneta Serenissima Repubblica e di quelle limitrofe ad esso: Buscoldo (MN), Caerano San Marco (TV), Cellino San Marco (BR), Crespano del Grappa (TV), Fagarè della Battaglia (TV), Pordenone, Transacqua (TN). Egli è altresì patrono dell’Egitto e di molte altre città della penisola italiana e del mondo. La sua ricorrenza è inoltre festeggiata ancora oggi in tantissime chiese del Veneto a lui dedicate e nelle Tere da Mar che ancora mostrano il leone marchesco portato dai “pantaleoni” veneti. Questo simbolo ed il nome di San Marco, secondo una recente indagine, risulta essere il più diffuso al mondo.

-il trafugamento del corpo nascosto tra pezzi di maiale
San Marco del bocoło
In occasione della festa del Patrono, il 25 aprile, è d’uso donare un bocoło (bocciolo di rosa). Sulle origini di quest’usanza popolare, oltre ad essere probabilmente retaggio di remotissimi riti legati alla primavera (il bocciolo di rosa rossa è quasi sicuramente uno tra i simboli più boccolo antichi dei veneti, basta vedere la sua diffusione quale fregio nei palazzi, nei manufatti e nella forma del pane più diffuso), vi sono alcuni racconti legati alle rose. I mercanti veneti avevano raccolto voci popolari ad Alessandria, secondo le quali dal sangue sparso dal Santo durante il martirio erano fiorite delle rose rosse.
Durante il recupero del corpo da Alessandria, mentre questo era trasportato da Bon e Rustego verso l’imbarcazione, l’aria della città fu invasa da un intensissimo profumo di rose rilasciato dalle spoglie del Santo.
Un altro fatto, legato a questo fiore, si riferisce al ritrovamento del corpo di San Marco, scomparso durante la ricostruzione della basilica. All’atto del ritrovamento della reliquia si diffuse un delizioso profumo di rose.
Questo legame tra San Marco e le rose è sfociato proprio nel giorno della più importante festa dei veneti nella tradizione di donare un bocciolo rosso alla propria moglie, alla propria morosa.
Di Fabio Bortoli dal sito Europa Veneta