LA STORIA NASCOSTA DI UN PAESE FALLITO, NEL 1920 COME OGGI: DA NON CREDERE
A leggere questa pagina che vi riporto uno non crede ai suoi occhi: si parla si sussidi promessi da uno stato uscito dalla Grande Guerra completamente a pezzi (eccovi la genesi del Fascismo, che tuttavia non cambierà il paese nel fondo). Ebbene, questi aiuti arrivarono in maniera minima e poi finirono, fino a causare rivolte che poi si spensero però nel nulla.
Chi vuole avere un’idea di come vadano le cose in Italia, tenga dietro a ciò che accadde nelle Venezie nel finire del maggio 1920. In mezzo a quelle regioni che subirono le devastazioni della guerra, e il turbine dell’invasione, vi è tutto da fare, da riparare, da edificare.
Un mondo di gente disoccupata che domanda lavoro potrebbe essere adoperata con reciproco vantaggio del pubblico e del privato; ma manca il denaro. Il governo aveva stabilito un fondo di 500 milioni che si dovevano ripartire tra le imprese assuntrici dei lavori, ma quando si venne all’atto pratico, dopo poche settimane, le somme necessarie per il pagamento degli operai erano in ritardo (mi ricorda qualcosa… ndR); anche ai proprietari delle case diroccate dopo un primo acconto del sussidio promesso, era venuta meno ogni altra sovenzione, da cui scaturirono malcontento e disordini.
(…) Ma come tener fronte alle spese dei salari che si dovevano sborsare alla fine della settimana? In certi luoghi si poterono ottenere grossi prestiti dalle famiglie più danarose, inducendo a firmare cambiali fino a 700mila lire di anticipo delle somme che il governo avrebbe certamente versato. Per l’opposto finora il governo non ha versato nulla e le Cooperative si dichiarano debitrici verso lo stato per la somma di cinque, sei milioni
La contesa si inacerbì per il fatto che il Governo non intendeva pagare lavori da lui non ordinati. senza il debito esame e collaudo. il collaudo era di pertinenza esclusiva di determinati ingegneri, i quali avevano bisogno di tempo per i sopralluoghi, dovendo recarsi sul posto; il che protraeva lo stato di sospensione e ritardava la liquidazione dei conti.
Ad Udine prima, e in Carnia poi, cominciarono le proteste, poi la ‘serrata’ delle cooperative che non avevano più denaro disponibile per pagare gli operai, e finalmente nacque un movimento di insurrezione comunista propagatosi in tutta la Carnia. Il 20 maggio si cominciò col tagliare le linee telegrafiche e telefoniche; si tentò di interrompere la ferrovia pontebbana con la dinamite; in diciotto comuni di Tolmezzo i “soviettisti” invasero i Municipi cacciandone i sindaci e innalzarono bandiera rossa. Ben presto da Udine furono spediti 400 carabinieri e soldati che armati di mitragliatrice, si diressero sui Comuni insorti, sequestrarono le bandiere rosse, rimisero in seggio senza resistenza le autorità locali.
Allora fu deciso lo sciopero generale che dalla Carnia si estese in tutto il Friuli aggravando la situazione in cui già si trovava il Veneto per via dello sciopero di Verona…
Da “la civiltà cattolica” del 3 luglio 1920.
Ma l’Italia non era la Russia dell’epoca e tutto si spense senza particolare affanno.
Chiude Bruno Pederoda tra l’ironico e lo sconsolato… Oggi ci troviamo dentro a una nuova guerra ma il governo di attuale sembra la fotocopia di quello di allora capace solo di chiacchiere e promesse vuote. E gli va bene che agli italiani non piacciono i libri di storia.
Fonte: Tra le macerie e miserie di una regione dimenticata.