L’ “OCCHIALUTO” CONTROLLO DEI VENETI ALLE FRONTIERE, INVIDIATO DA FRANCESCO SFORZA.
Da una lettera di Francesco Sforza del 1451 abbiamo uno spaccato interessante. Ai confini con il Ducato di Milano, una Venezia vigile, organizzata e attenta a cogliere ogni notizia proveniente dal milanese, mentre per ammissione del Duca lombardo, ben diversa è la situazione dalla sua parte.
como vogliono”. A tanta indolente mancanza di vigilanza fa riscontro un attento, diffidente,inquisitorio comportamento dell’avveduto e ben organizzato avversario veneziano: “niuno de nostri, et sia ben che voglia, po’ andare dal canto de Veneciani in un minimo loco murato che non gli siano facte mille guardie adosso et che non siano molto bene esaminati et dictogli quello che vanno facendo”.(10 maggio 1451) Ne consegue l’ordine ducale: “perrespecto al Stato et bene nostro, poy per l’honore et reputatione del tuo officio”, egli deve
osservare che “niuno, sia che voglia, possa entrare lì dentro da Cremona, che venisa dalcanto de Veneciani, che prima non sia esaminato et hautogli l’ochio adosso per intendere quello che vene a fare et cum chi ha da fare, et cum chi pratica la terra, et quando se partedella terra,sì che non possa fare uno minimo passo né motivo che tu non lo sappi, ad ciò che scandalo non intervenisse”.
Francesco Sforza