COME NACQUERO GLI INQUISITORI SUL DOGE DEFUNTO
Venezia si sforzava di reggere le proprie istituzioni con la moralità della repubblica romana antica. Del resto il Doge era “un primo tra i pari”,ecco quindi sorgere, dopo il dogado discutibile di Leonardo Loredan, la commissione che esaminava il comportamento del primo magistrato dopo la sua morte. Si stava cercando di uscire così da un periodo di degrado dei costumi e di parallela crisi economica: troppe le spese pubbliche sostenute per pagare pittori, musici e poeti e per finanziare opere architettoniche come la chiesa di S. Maria dei Miracoli e la Torre dell’Orologio. Queste uscite avevano costretto il governo ad aumentare i tributi della Terraferma e a varare un prestito forzoso.
In questo contesto, di crisi e malcostume, il doge Agostino Barbarigo poco aveva fatto: anzi, aveva assunto una poetessa, per allietare i suoi pasti, e continuava a proteggere parenti e amici che sguazzavano nel malaffare. Il popolo prima lo aveva acclamato, poi sorretto e quindi sopportato. Per poi finire a maledirlo. Ma ormai Barbarigo è alla fine dei suoi giorni e muore il 20 settembre 1501, maledetto da tutti per aver accettato doni e ammesso il baciamano, come un monarca, per non aver ammesso contraddizioni, per la sua esosità e avarizia.
Lo seppelliscono insieme al fratello che lo ha preceduto. E si nomina subito una nuova magistratura, quella degli ‘Inquisitori sul doge defunto’, che ha il compito di far luce sulle denunce contro di lui ricevute. Agli Inquisitori suddetti si uniscono anche ‘I correttori alla promissione dogale’. I risultati della commissione sono secretati ma i Correttori ricevono l’incarico “di metere tale freno al doxe che non fazi onipotente come misser Agostino Barbarigo“. E si ribadisce che il Doge e i suoi famigliari non possono accettare doni. Si scoprirà che Barbarigo era entrato in possesso illegalmente di in genti somme, che i suoi eredi saranno costretti a restituire.
In somma, le tangenti esistevano già da allora ma poi alla fine se ne pagava il conto…
Libero sunto dal libro di Giovanni Distefano, opera citata.