DIOMEDE, L’EROE DEI VENETI DIVINIZZATO e il culto del cavallo presso il Timavo.
Da Reitia Dea dei Veneti di Piero Favero.
Diomede nella versione tracia, era famoso per le cavalle a cui dava in pasto gli stranieri; per questo fu ucciso d aEracle e il suo corpo dato a sua volta in pasto alle cavalle. Secondo una antica versione Diomede risulta a capo della spedizione degli Argonauti e, insieme agli Achei, in un altro viaggio avrebbe fondato Adria lungo le rotte dell’Adriatico; infine Diomede si sarebbe rifugiato presso l’altare di Eva Argiva (Achea) e c’era un santuario a lui dedicato presso la risorgiva del Timavo (Trieste) ove gli veniva sacrificato un cavallo bianco. Un cavallo bianco veniva anche offerto a Belbog, il dio wendi (popolazione veneta originaria del Baltico) coronato di alloro come Apollo. Il cavallo nero era invece legato al dio Cernobog, la forza dell’ombra; i cavalli dedicati a queste due opposte divinità erano marchiati col simbolo del lupo, che gli autori antichi (Hesychios, Strabone) legano indissolubilmente al cavallo veneto; in venetico volkerkon, che si può leggere lupo-cavallo sulla base dello sloveno volk [vòuc] , lupo e konj, cavallo.
Nota mia: il lupo è sacro ai Veneti antichi, compare a fianco della Dea Reitia nei dischi di Montebelluna e Ponzano. E’ rimasto forse non a caso, nei toponimi dei villaggi veneti, come Campagnalupia e Lovo (lupo in veneto), o negli stemmi araldici, come a Belluno. Col lupo venivano marchiate le spade schiavone prodotte nel bellunese.
I Cavalli di De Chirico: non è una scelta casuale. Mi capitò proprio di incontrarli fisicamente, quei cavalli, in un ambiente suggestivo e misterioso come pochi, in un giorno assolato e solitario. Ero tra le rovine dell’antica Talamone e all’improvviso mi comparvero, silenti e misteriose, queste due bellissime bestie, con la criniera incolta e il corpo possente di un dio pagano. Non so ancora se fu una cosa reale o una proiezione del mondo antico che stavo visitando. Per un attimo, nel mio animo, fui davanti allo spirito del paganesimo e alla forza della natura che gli antichi veneravano e comprendevano meglio di noi.