Girolamo Segato, il pietrificatore
Attenzione: si sconsiglia la lettura ad un pubblico sensibile
Oggi approfondiremo la figura di Girolamo Segato, un eclettico scienziato e naturalista, preparatore anatomico, esploratore, geografo, egittologo, cartografo del XIX annoverato ormai tra i “Bellunesi illustri“.
Proprio a Belluno, più precisamente nella sezione scientifica del Museo Civico, fino al 2015 sono stati conservati i segni più eclatanti dei suoi studi: frammenti di corpi umani, trattati con un misterioso processo tali da farli conservare negli anni e apparire “pietrificati“. Oggi gran parte di quei reperti si trova però a Firenze.
A lato uno di quelli più eloquenti, una testa di donna: la cosa sbalorditiva è che tutti i tessuti sono ancora perfettamente conservati, capelli e terminazioni nervose incluse. Unica eccezione gli occhi che per ovvie ragioni sono stati sostituiti con delle sfere di vetro..
Ma chi fu Girolamo Segato?
Nacque il 13 giugno 1792 presso San Gottardo di Sospirolo (Belluno), da bambino si dimostrò poco socievole e riflessivo, ma allo stesso tempo vivace ed esuberante: passò l’infanzia a diretto contatto con la natura interessandosi ai suoi fenomeni e alla vita degli animali.
Fino ai 16 anni apprese i rudimenti di scienze dal parroco di Sospirolo don Antonio Bagini avvicinandosi così alla chimica, botanica e mineralogia.
Continuò poi gli studi frequentando saltuariamente i corsi di alcuni insegnanti presso il neonato liceo di Belluno. Tra essi Tommaso Catullo gli diede lezioni di chimica e scienze naturali.
Chiuso il liceo nel 1815 Segato si trasferì a Venezia per procurarsi una sistemazione e riprendere a studiare. Da qui nel 1816 arrivò a Rovigo per lavorare col fratello Vincenzo. Arricchitosi di nuove conoscenze riguardanti l’idraulica, lasciò questa città nella primavera del 1818 per spostarsi nuovamente a Venezia.
La vera svolta e la fine del suo continuo peregrinare in cerca di un lavoro stabile arrivò con le giuste conoscenze: ebbe la fortuna infatti di conoscere il console di Russia e, suo tramite, il triestino Annibale De Rossetti che in Egitto aveva vasti interessi commerciali oltre ad essere al Cairo console di Austria e Russia.
Detto fatto: Il 14 Ottobre di quell’anno salpò per Alessandria e da li risalendo il Nilo pervenne a Il Cairo dove Annibale de Rossetti gli fece gli onori di casa presentandogli anche un personaggio che poi passerà alla storia: Giovan Battista Belzoni
Dal 1818 partecipò a diverse spedizioni lavorando alla progettazione di canali, descrivendo molti degli antichi monumenti e redigendo delle carte geografiche.
Incuriosito dall’antica civiltà egiziana partecipò anche a diversi scavi archeologici, celebre fu quello della necropoli di Saqqara: si narra che si fece calare in un pozzo dentro la grande piramide a gradoni e ne uscì stremato dopo 3 giorni. Fu inoltre il primo a farne un rilevamento completo; da alcune fonti risulta che il museo egizio di Berlino fu fondato proprio con il materiale che Segato spedì in Germania nel 1821.
Fonti certe invece testimoniano il suo passaggio nel tempio di Dendur, infatti come era consuetudine all’epoca lasciò il suo nome inciso sulle pareti. Oggi quella parete del tempio è esposta al Metropolitan Museum di New York. Si veda il particolare a lato.
In quegli anni si dedicò a diversi studi utilizzando come base il laboratorio farmaceutico dei De Rossetti: esaminò l’antico modo di fare i papiri, la composizione chimica dei colori dei dipinti murali del passato, ma soprattutto rimase affascinato dalla composizione chimica di alcuni cadaveri di uomini e animali trovati durante gli scavi; questi non erano mummificati, ma “pietrificati“.
Ammalatosi e ritornato in Italia nel 1823 si stabilì prima a Livorno, poi a Firenze, dopo aver appreso che tutto il suo materiale rimasto al Cairo (collezioni scientifiche e archeologiche, diario compreso) era andato distrutto in un incendio.
Con il materiale che aveva portato con sè si dedicò ai lavori cartografici e alla loro pubblicazione, ma questo sfortunatamente non fu abbastanza per garantirgli il pane quotidiano; tornò così ad applicarsi allo studio sulla pietrificazione con la speranza di poterci ricavare da vivere.
Applicando rigorosamente il metodo scientifico e a forza di tentativi falliti mise infine a punto una particolare tecnica, in parte simile alla mummificazione, ma assolutamente unica: consisteva in una mineralizzazione, impropriamente chiamata pietrificazione: era riuscito a ricreare il fenomeno che tanto lo aveva sbalordito anni prima! La particolarità di questo processo consisteva nella conservazione dei colori originali dei tessuti trattati, i quali mantenevano anche la loro consistenza ed elasticità.
Dalla scoperta della tecnica alla sperimentazione su larga scala il passo fu breve! Inizio dapprima con insetti e piccoli animali, poi allargò gli esperimenti ai tessuti umani, anche grazie agli studenti dell’ospedale di Santa Maria Novella che gli procuravano i campioni. Si calcola che abbia lasciato in eredità più di 200 reperti mineralizzati.
Attualmente la maggior parte delle sue realizzazioni si possono trovare nel Museo del dipartimento di Anatomia,Istologia e Medicina legale dell’università degli studi di Firenze.
Girolamo come risulterà ormai evidente fu una personalità a dir poco eccentrica ed a volte la sua smania di sperimentazione si spinse oltre i limiti del buon senso comune, un esempio tra tutti è il tavolino da the a lato, oggi esposto al museo di museo di Anatomia Patologica dell’Università di Firenze.
Si notino le rifiniture e gli intarsi, una tecnica sublime… e se vi dicessi che contiene circa 200 parti anatomiche pietrificate e incastonate nel legno come a formare una tarsia geometrica? Non so voi, ma io lo vorrei nel mio salotto!
Forse fu proprio a causa della sua stravaganza che, nonostante l’ambiente scientifico guardasse a lui con ammirazione e rispetto, le persone comuni cominciarono a etichettarlo come un mitomane e uno stregone. Di lui si diceva che avesse appreso la tecnica della mineralizzazione attraverso formule magiche decifrate nelle piramidi.
Tuttavia affamato di sapere e assetato di spirito di rivalsa, Segato non si arrese, continuando a sperimentare per affinare il suo metodo e a cercare finanziatori, premunendosi di mantenere ben segreta la sua formula.
E’ interessante riportare che, come tutti i mecenati dell’epoca anche Girolamo si portava appresso il suo campionario da mostrare ai possibili finanziatori/ acquirenti, qui a lato ne vediamo un pezzo(anch’esso conservato al museo di Firenze).
La parte che risalta agli occhi è quel pezzo rosso nell’ultima riga che è esattamente quello che sembra: una fetta di salame fiorentino perfettamente conservato!
Sfortunatamente un giorno il suo laboratorio fu oggetto di un tentativo di scasso: ovviamente la sua peculiare scoperta faceva gola a molti. Segato, esasperato ed indignato da questi continui tentativi di carpire il suo segreto, prese una drastica decisione e decise di distruggere tutti i suoi documenti.
Così, proprio come molti altri scienziati prima di lui, portò il proprio segreto nella tomba.
E’ ricordato da un busto in marmo nel Municipio di Belluno e presso la Certosa di Vedana da una lapide che recita
“uno de’ più animosi investigatori delle antichità egiziane,cartografo,chimico,naturalista,contese alla corruzione i tessuti animali contristato non domo dall’avversa sfortuna”
E’ sepolto a Firenze, nel chiostro di Santa Croce dove un evocativo epitaffio racconta i fasti dello scienziato e al tempo stesso i limiti dell’uomo. ;
“Qui giace disfatto Girolamo Segato, che vedrebbesi intero pietrificato, se l’arte sua non periva con lui. Fu gloria insolita dell’umana sapienza, esempio di infelicità non insolito”
Liberamente tratto da:
“Guida insolita ai misteri ,ai segreti, alle leggende e alle curiosità del Veneto, Maurizio Vittoria” e http://www.webdolomiti.it/storia/Girolamo_Segato.htm
Per approfondire:
video: https://www.vice.com/it/article/9k843v/chi-era-girolamo-segato-il-pietrificatore-di-firenze
ulteriori foto: https://www.dmsc.unifi.it/vp-96-i-preparati-di-girolamo-segato.html