GLI ANTICHI CULTI DEI VENETI
Sunto da “San Marco per sempre” di Alvise Zorzi.
Non lontano da Este, a Badia Polesine, fino a qualche decennio fa, esisteva ancora un antico bosco di noci, abbattuto improvvisamente per ricavarne il legno da un mobiliere che aveva la sua fabbrichetta lì vicino. Forse quello era l’ultimo superstite dei boschi sacri a Restia “Sainate”, la Risanatrice, detta anche “Pora”, la dea del passaggio (della nascita, o forse dall’infanzia alla pubertà?), la dea che i greci chiamavano Era o Artemide e i Romani Minerva: identificazioni forzate che mal si addicevano alle protettrice degli adolescenti, degli agricoltori e dei guerrieri, ma anche degli animali selvatici, la “signora” che portava in grembo le chiavi dell’universo con cui apriva il grembo della terra presiedendo al mutare delle stagioni, alle nozze, ai parti: quella che appare in un disco di bronzo a Montebelluna fiancheggiata da un lupo e da un airone, perché nei suoi boschi i cervi convivevano pacificamente con i lupi e la selvaggina inseguita dai cacciatori trovava un rifugio inviolabile.
Ancora oggi si va in pellegrinaggio al santuario più caro ai Veneti, quello di Sant’Antonio di Padova, oppure alla Madonna di Monte Berico a Vicenza… in tempi antichissimi i padovani andavano in pellegrinaggio a San Pietro Montagnon, dov’è oggi Montegrotto, e gettavano nelle acque sulfuree e medicamentose, piccoli vasi votivi e pezzi di selvaggina immolata apposta. Nei boschi di Lagole e Calalzo,i fedeli dell’area montana bevevano l’acqua solforosa che sgorgava da una sorgente, e facevano le loro offerte al dio Trumusiate o Trumusiate, venerato come Reitia, con l’appellativo si Sainate, il Risanatore.
Altri santuari minori ricordano altre divinità, a VicenzaTermonios Deivos, il dio del cippo confinario, il dio Termine dei Romani, a Valle di Cadore Louderai Kanei, “la figlia fanciulla”, e conservano le tracce del culto, ossa di animali combusti perbanchetti votivi.. Dappertutto i doni votivi con iscrizioni in lingua paleoveneta, parole come “donasto” (donò), “donasan” (donarono), “toler”(portò) preceduta dal nome dell’offerente e seguite da quello della divinità. “Mego Doto Fugsia Votna Sainatei Reitiai op voltio leno”, mi donò Fugsia Votna alla risanatrice Restia per sua volontà ……….