I Veneti: un popolo da 3000 anni
di Millo Bozzolan
I Veneti sono popolo e nazione da circa 3000 anni, cioè dall’epoca protostorica ad oggi, con buona pace di chi non si considera tale, pur essendo nato in questa terra. Uno dei più grandi studiosi dei popoli preromani, Massimo Pallottino scrive infatti: «Una caratterizzazione etnico-culturale ben definita – tra le meglio definite di tutte le compagini regionali dell’Italia preromana – s’incontra nel Veneto dove, dalla già specializzata “facies” locale “protovillanoviana”, nasce al’inizio dell’età del Ferro (IX-VIII secolo) la civiltà che chiamiamo “paleoveneta” o “atestina… la sorprendente continuità di questo fenomeno ci assicura che esso rappresenta l’ethnos dei Veneti nei loro confini tra il fiume Adige, le Alpi e l’Istria».
Il termine “venetkens” fu scoperto in una scritta trovata a Vicenza, e la datazione ci porta a 500 a.C., oltre ai reperti venetici che spaziano dalla Carinzia, all’Emilia, all’attuale Slovenia. I veneti mantennero la loro peculiarità, come alleati dei romani e quando cadde l’impero, essi continuarono ed essere considerati tali al di là dei confini, che si erano apparentemente ristretti ai bordi della laguna. Un illustre personaggio, storico e cronista dell’Evo antico, Paolo Diacono, precisa infatti, nella sua “Historia Longobardorum”, che deve ritenersi territorio veneto tutta quella regione che va dall’Adda all’Istria, e non la sola laguna veneta, quindi anche le città e il territorio dell’entroterra, che alla sua epoca, erano parte del regno longobardo.
La Repubblica di Venezia, rivendicava tale legittima eredità storica, rifacendosi ai confini della X regio, i quali ospitavano un unico popolo chiamato Veneto.
Se il venetico fu abbandonato tra il II e III secolo dopo Cristo, certo qualche cosa di quella antica lingua rimase nella parlata veneta neolatina che si formò, come probabilmente dimostra il nostro accento inconfondibile. Come il sardo, il friulano e tante altre lingue, prive di una regola grammaticale fissa, qui da noi si parlano varianti locali, ma indubbiamente un triestino può farsi capire benissimo da un padovano e viceversa. Quanto alla Repubblica veneta, la campagna prosperava, dava di che vivere dignitosamente al contadino, le città erano piene di operai addetti al tessile e a persone impiegate nei vari commerci. Inoltre ogni categoria del mondo del lavoro veneto aveva i propri rappresentanti eletti democraticamente, che interloquivano con le massime autorità sapendo di essere ascoltati. Tanto che alla caduta della Repubblica, migliaia furono i popolani che imbracciarono le armi per restaurare l’ordine antico. Sapevano di perdere delle libertà sostanziali, in cambio di libertà formali che in realtà li rendevano schiavi.
Tale lotta si protrasse per due decenni,ed è praticamente ignorata dalla storiografia ufficiale: nel 1812, ad esempio, un prete capo partigiano, fu fucilato dai francesi alle porte di Vicenza. Sotto la tonaca aveva la bandiera di San Marco. Altro esempio di amore popolare per la Repubblica, tramontata ma non dimenticata: nel bellunese, per tutta la prima metà dell’800, si celebrarono messe in memoria della Repubblica di San Marco, come riporta il Doglioni, storico locale.
Os vênetos estão no Vêneto há mais de 8000 anos. São oriundos do sul da Rússia. Ademais, foram miscigenados com vários povos, dentre eles: os armênios, os austríacos etc.