I VENETI, UNICA NAZIONE CHE CUSTODISCE LE SPOGLIE DI DUE EVANGELISTI
Di Millo Bozzolan
come sottolineato tempo fa da Elisa Roncolato, pochi veneti si ricordano che ospitiamo le reliquie di ben due Evangelisti, San Marco a Venezia e San Luca nella basilica benedettina di Santa Giustina a Padova. leggete, se siete incuriositi, questo interessante articolo che aprla delle indagini sulla salma, che suffragano questa tradizione.
http://www.30giorni.it/articoli_id_2949_l1.htm
San Luca testimone della fede che unisce
di Lorenzo Bianchi
Dopo oltre cinque anni dall’apertura, avvenuta il 17 settembre 1998, dell’arca marmorea collocata nel lato sinistro del transetto della Basilica di Santa Giustina a Padova e contenente la cassa di piombo con uno scheletro privo del capo che la tradizione attribuisce a san Luca Evangelista, e a più di tre anni dalla presentazione dei primi risultati delle indagini nel congresso internazionale tenutosi a Padova dal 16 al 21 ottobre 2000, sono finalmente pubblicati nel dettaglio i dati raccolti dai singoli studiosi che hanno a vario titolo collaborato alle ricerche e le conclusioni proposte dalla Commissione scientifica, nominata a suo tempo dal vescovo di Padova Antonio Mattiazzo per la ricognizione delle reliquie avviata su esplicita richiesta del vescovo ortodosso di Tebe in Beozia per ottenerne, in gesto ecumenico, un frammento e collocarlo in quello che, a Tebe, la tradizione conosce come il primo sepolcro di san Luca….
Si ribadisce così sostanzialmente quanto già veniva emergendo in via provvisoria nel corso della prima giornata del congresso (cfr. anche quanto pubblicato su queste stesse pagine: 30Giorni, n. 10, ottobre 2000, pp. 78-89): ma, rispetto ad allora, quelle che erano prime anticipazioni sono ora dati analitici finalmente illustrati nella loro completezza, con esplicitazione e descrizione dei procedimenti metodologici che li hanno prodotti e la cui validità scientifica è dunque ora verificabile da chiunque. In più, rispetto a quel momento, nuove indagini sono state compiute. In particolare, a seguito del dibattito scientifico sviluppatosi al termine delle relazioni presentate il 16 ottobre 2000, chi scrive è stato cooptato, insieme a Margherita Cecchelli, titolare della cattedra di Archeologia cristiana presso l’Università di Roma “La Sapienza”, nella Commissione scientifica con l’incarico dello studio archeologico della cassa di piombo contenente le reliquie, e in particolare del simbolo che vi appare a rilievo su uno dei due lati corti.
Occorre però, per comprendere e valutare appieno i risultati delle analisi scientifiche, richiamare rapidamente i termini della questione. Lo scheletro privo del capo era contenuto in una cassa parallelepipeda di piombo delle dimensioni di circa cm 180 x 48, alta circa cm 40, con un coperchio a spiovente con timpani triangolari. La cassa, forata sul fondo in tre diversi punti, conteneva anche altri resti ossei rivelatisi pertinenti ad animali.
Nessun segno distintivo era presente, se non il simbolo a rilievo sull’esterno di uno dei lati corti, una specie di stella ad otto bracci. Insieme alla cassa erano vari oggetti, tra i quali due tavolette attestanti la pertinenza delle ossa a Luca Evangelista.
Di Luca, “antiocheno di Siria, medico per professione, discepolo degli apostoli”, scrittore del terzo Vangelo e degli Atti degli apostoli, sappiamo che visse nel I secolo, ma sembra non aver mai visto né seguito Gesù sulla terra. Fu discepolo di Paolo, lo accompagnò a Roma dove dovette incontrare Pietro e Marco. Dopo il martirio di Paolo, le notizie su Luca si fanno incerte.
La tradizione più antica relativa alla morte e sepoltura di san Luca sembra doversi leggere nelle parole di un anonimo copista della fine del II secolo (un testo che però fu rivisto, e non sappiamo se integrato nella parte che ci interessa, nel IV secolo) che, in testa a un codice che conteneva i libri del Nuovo Testamento, inserì uno scritto contro l’eretico Marcione. Questo testo, il cosiddetto Prologo antimarcionita, parla del martirio di Luca in Beozia, e, secondo una variante, specificatamente a Tebe, capitale di quella regione greca, città dove sarebbe morto all’età di ottantaquattro anni e dove è conservato un sarcofago pagano riutilizzato, all’incirca della fine del II secolo, di imitazione attica, in pietra locale, che la tradizione orientale considera il luogo della prima sepoltura dell’Evangelista….
il resto dell’articolo molto affascinante lo trovate nel link indicato sopra
Sono interessata alla storia e all ‘arte veneta
lieti di averla con noi. Se vuole contribuire con qualche articolo, ce li mandi pure Se è in fb contatti Milo Boz Veneto
è ben lunga la storia dell’arte veneta – in quanto essa parte da Aquileia – sino ai giorni nostri –
Sono interessata all ‘arte veneta
e alla sua storia e cultura
un buon lavoro – svolto bene –