LA TORTURA A VENEZIA NEL FINE DEL ‘700.
Millo Bozzolan
La Consulta degli Avogadori de Comun (Avvocati che oggi definiremmo pubblici ministeri) emise uno straordinario documento, il 9 febbraio 1786, circa la pratica della torture, caduta in totale disuso da decenni, che si può considerare una sorta di testamento spirituale del Diritto veneto. Ne metto solo un brano saliente, data la lunghezza della relazione, per darvene un‘idea:
= Questa tortura pertanto, il cui solo nome a’ giorni nostri non va disgiunto da orrore, e che una volta ne’ tempi di suo maggior uso forse per raddolcirne l’asprezza si chiamava “questione”, non possiamo negare certamente che in sé non rappresenti l’idea di un martirio, che cruccia senza l’oggetto di un castigo, che può tormentare e anche dare la morte ad un innocente, e sempre senza previo convincimento di realtà affligge e punisce, che non à rapporto alcuno con la verità che si pretende di cercare, che fa dipendere quella medesima verità dalla maggiore o minore protervia e robustezza di un corpo torturato, cose tutte che ci rappresentano uniti insieme nella medesima, i caratteri di ingiustizia, di ferocia, d’inutilità, di pericoli e conseguenze fatali.
Pare impossibile che ella fosse mantenuta tra genti colte e sapienti, quali erano i greci e i Romani, ma se tra questi ella non si usava che tra i servi, se questi per la servitù non erano considerati uomini ma come cose, non era da stupirsi che tra loro si vedesse quell’abuso degli uomini che appena oggi sarebbe tollerabile contro gli animali o contro le proprie sostanze. Molto meno è da stupirsi che continuando questa servitù fra popoli barbari, la loro stessa barbarie porgesse incremento alla tortura, qual consacrata eziandio col pretesto di religione, giungesse e nell’uso e nei modi a quel grado di atrocità che fa rossore, e vergogna all’umanità, ed eccita la declamazione di tutti i medesimi filosofanti che di questi tempi fanno oggetto delle loro speculazioni sulla criminale giurisprudenza….=
Il testo assume oggi, scrive Edoardo Rubini, il significato di una testimonianza spirituale della Veneta Repubblica, a ricordare la saggezza delle sue provvisioni in materia di giustizia criminale.