LE CORPORAZIONI AGIVANO A VENEZIA COME SINDACATI
A Firenze nessuna diritto venne riconosciuto ai lavoratori della lana, chiamati “ciompi” che rimanevano alla mercé dei loro datori di lavoro, mentre a Venezia essi furono riconosciuti come corporazione.
Che gli artigiani dipendenti fossero in grado di esercitare pressioni economiche è dimostrato da uno sciopero dei cimatori avvenuto nel 1556. Un paio di anni prima i cimatori avevano cominciato chiedere un aumento di paga per ogni pezza di panno finito, adducendo come giustificazione sia il rincaro degli strumenti di lavoro, sia l’aumento del costo generale della vita …
Dapprima i cimatori si servirono della normale procedura di petizione aperta a tutte le corporazioni veneziane; ma le loro petizioni venivano inviate da un organo all’altro, finché, stanchi di questo girotondo, si riunirono illegalmente in una sede insolita, e pronunciarono insieme, alla presenza di un crocifisso alzato in mezzo all’assemblea, un orribile giuramento blasfemo (così lo definirono i mercanti) impegnandosi tutti a non accettare panni se non ai nuovi prezzi fissati dalla corporazione.
I mercanti si appellarono quindi al Consiglio dei Dieci che rivolsero un monito ai cimatori, ma nessuno di loro cedette. Era un momento cruciale, il settore era in piena espansione, 3000 pezze eran in attesa di cimatura per esser esportate in Siria. Gli ignoti capi dei cimatori avevano organizzato le cose così bene, che quando i mercanti invitavano i singoli artigiano a venire a ritirare i panni tutti declinavano l’invito, sostenendo o di non aver tempo, o chiedevano un compenso maggiorato.
I drappieri chiesero esasperati, il permesso di far venire lavoratori stranieri (magari da Firenze) a finire il panno, ma quando il governo indugiò a rispondere, deferendo l decisione a una commissione, essi vennero a più miti consigli. Si stabilirono tariffe più alte, e una commissione mista di quattro imprenditori e quattro cimatori fu istituita per stabilire nuove tariffe nel lavoro a cottimo.
Frederic C. Lane in “Storia di Venezia”, libera trasposizione.