LE FAVE DEI MORTI
di Simonetta Dondi dall'Orologio
Prossimi ormai all’Autunno, ricordiamo oggi un’altra leggenda unita alla tradizione delle fave.
Si racconta che il giovane di nome Candido, figlio di un calafato che lavorava nell’Arsenale, si era imbarcato come marinaio su una nave mercantile con destino a molti porti di Oriente: dopo un anno di navigazione finalmente ritorna verso casa.
Il ragazzo innamorato di Lucia, figlia di contadini di Terraferma, era partito con l’intenzione di guadagnare sufficiente per potersi sposare.
Nella fermata di Salonicco, dove si rifornirono d’olio e di vino, Candido domandò permesso per fare un giro e così comprare un regalo per la morosa.
Lì rimase incuriosito del colore e lucentezza delle fave (le vedeva per la prima volta, non abituato ai coltivi della terra) confondendole con una specie di pietra preziosa o perle, decise di comprarle e metterle in un bel cofanetto di sandalo dorato per Lucia.
Arrivati dopo il lungo viaggio attraccano al pontile di San Marco e Candido s’industria per raggiungere il paese della promessa sposa.
Già era l’alba della festa di Ognissanti quando arriva a casa dei futuri suoceri, anche tutti i vicini parteciparono del suo arrivo e sapere delle sue avventure in terre lontane.
Cominciò a ripartire i regali che aveva portato con sè del favoloso Oriente.
Venne il grande momento, quando Candido disse “e ora, poichè la lontananza non ha fatto che aumentare il mio affetto per la diletta Lucia, per lei ho acquistato un certo numero di perle di misura straordinaria e dalla forma esotica che ho trasportato fin qui dalla patria di Omero. Ella potrè farsene una collana e adornarsene il bellissimo collo; non ho trovato in tutti iporti che ho toccato una merce più strana e preziosa”.
Lucia emozionata e con mani tremanti apre il cofanetto di sandalo e scopre le fave, dovuto al viaggio ed al tempo, si erano rese flaccide e puzzolenti!
La ragazza lasciò cadere per terra il tutto piangendo, pensando fosse uno scherzo.
Candido comprese di essersi fatto turlupinare a causa della sua ignoranza dei prodotti agricoli, non gli restò che rimediare, promettendo di fare appena possibile, un regalo più gradevole alla povera Lucia, che comunque si consolò.
Al sopraggiungere della sera, benchè fosse la vigilia dei defunti, tutti quelli che erano stati testimoni della pessima figura di Candido e della delusione di Lucia, si ritrovarono a casa di lei intorno al filò. In quella occasione, dopo aver chiesto perdono per l’ennesima volta alla morosa e ai suoi genitori, Candido ripresentò alla fidanzata il prezioso cofanetto accuratamente ripulito; quando essa lo aperse per la seconda vola, lo trovò pieno di dolcetti squisiti, che l’innamorato aveva commissionato appositamente e aveva voluto che fossero fatti in forma di fave, in ricordo della sua disavventura.
E’ da quel tempo che i nostri bravi giovanotti usano regalare alle loro morose, la sera di Ognissanti, le fave dei morti, come pegno d’amore e augurio di lunga vita.
Una risposta
[…] Oggi le fave naturali sono state sostituite dai dolcetti “fave dei morti” le cui colorazioni sono sempre identiche e codificate: il bianco simboleggerebbe la nascita, il rosa la vita e il marrone la morte. Ad essa si associa anche una leggenda, di cui ci siamo già occupati in passato. […]