LE TASSE FRANCESI E IL LINCIAGGIO DELL’ESATTORE
Il calvario dei Veneti e dei Lombardi iniziò con l’invasione francese prima, poi con la nascita del cosiddetto Regno d’Italia, che ebbe Napoleone come artefice. I Francesi dall’epoca dell’invasione dello stato veneto neutrale, per mantenere i costi di una guerra dispendiosissima e sanguinosa, non trovarono di meglio che rapinare prima noi poi il resto della penisola. armi alla mano. Le chiamarono “tasse” ma in realtà era una rapina a mano armata. (Senza contare le opere d’arte rubate). A cui ben presto si aggiunse la leva obbligatoria. Migliaia furono i Veneti portati a morire in Russia, ma poco se ne parla.
Questo provocò reazioni furibonde che culminarono a Milano con l’uccisione dell’ Intendente di Finanza piemontese, naturalizzato lombardo, a Milano. La “rivoluzione” anche allora non aveva confini, e tutti sono fratelli, come sentiamo ripeterci anche adesso dai nipotini dei francesi di allora. Fu prima massacrato a ombrellate, poi fatto a pezzi. L’articolo è ripreso dal sito “Amanti della storia” in fbook. Certo il gesto fa orrore: ma l’autore non spende una parola per stigmatizzare la politica di rapina dei francesi che ci avevano ridotto alla fame e alla disperazione. Tra i testimoni della tragedia: Ugo Foscolo, complice degli occupanti, e Alessandro Manzoni. Ecco quanto accadde:
IL LINCIAGGIO DI GIUSEPPE PRINA
Giuseppe Prina, piemontese ma con cittadinanza a Milano, non godeva di buona popolarità. Non tanto per colpa di un carattere chiuso ma perchè, come ministro delle Finanze nel governo di Eugenio di Beauharnais, Vicere’ del Regno d’Italia istituito da Napoleone, gli toccava occuparsi dell’ingrato compito della fiscalità locale. Compito non facile in quanto doveva garantire, oltre alla gestione corrente ordinaria, anche della paga della guarnigione francese che in quel periodo presidiava la citta’.
Pare fosse particolarmente abile nell’inventarsi sempre nuove tasse. Prina riuscì a risanare le finanze della città già nel 1805, anche grazie a una riduzione del contributo all’esercito francese ma, soprattutto, per la particolare efficienza nella riscossione delle imposte. Ma proprio a causa dell’eccessivo peso dei tributi il popolino era in subbuglio anche perchè sobillato da improvvisati tribuni e agitatori. Il 20 aprile 1814 scoppiò una rivolta, ricordata come la “Battaglia delle Ombrelle”.
Una folla inferocita irruppe dentro il Senato devastandolo, poi si diresse minacciosa verso l’ abitazione di Prina, di cui si favoleggiava nascondesse immense ricchezze rubate al popolo milanese. Nonostante gli avessero consigliato di fuggire restò in casa. Sottovalutò la situazione fino a che, vedendosi assalito, si rifugio’ in soffitta cercando di dileguarsi travestito da prete. Ma venne riconosciuto ed aggredito in piazza della Scala con alcuni passanti, tra i quali Ugo Foscolo, che cercarono invano di strapparlo alla furia popolare facendogli da scudo.
I suoi persecutori iniziarono a colpirlo con le punte degli ombrelli, gli vennero strappati occhi, denti e lingua. Alla fine il corpo era praticamente irriconoscibile e nessuna autorità né civile né militare accorse in suo aiuto sebbene si fosse in pieno giorno. A guardare la scena da una finestra del palazzo di fronte c’ era Alessandro Manzoni che svenne per le atrocità commesse sull’uomo. Per giorni rimase quasi senza coscienza e quel trauma lo accompagnò per molto tempo. Nella casa di Giuseppe Prina non fu trovato nemmeno un soldo, ne’ oggetti che potessero fruttarne.
In immagine: Il linciaggio di Giuseppe Prina in una stampa dell’epoca.
Antonio A.