L’ECCELLENZA VENETA: L’INDUSTRIA DELLE SPADE BELLUNESI
Della spada schiavona vi ho già parlato. Esportate grazie alle navi veneziane in tutto il mondo occidentale di allora, esse, assieme a altre tipologie di spade, furono una voce importantissima per lo stato veneto ma anche per il benessere della montagna bellunese, oggi purtroppo sempre più abbandonata a sé stessa. Eccovi alcune notizie storiche ben precise che rendono bene l’idea del giro d’affari incredibile ma poco conosciuto. Scoprirete così che anche i bravi “Todeschi” ci copiavano i marchi:

la celebre “schiavona” la cui impugnatura era protetta da una elaborata gabbia
Notizie dell’epoca attestano una produzione “Fin a 25 mille spade all’anno di ogni sorta mentre da un documento del 1578 sappiamo che alcuni gentiluomini inglesi (in realtà scozzesi) siglarono un contratto con gli armaioli bellunesi per la fornitura di 600 spade al mese per (ben) dieci anni. Per un totale di 7200 spade! Immaginiamoci interi paesi coinvolti nella produzione per anni e anni.. altro che il cliché caro a qualcuno per cui Venezia matrigna e oligarchica rubava le risorse al dominio della Terraferma!
Tutto nasceva dalla fama indiscussa dei Maestri spadai del posto: citiamo i fratelli Giorgio e Giuseppe Giorgiutti di Agordo (dei quali si possono ammirare due bellissimi spadoni a due mani nella sala d’armi del Palazzo Ducale di Venezia ) o Pietro di Formegan, i cui si conserva a palazzo Venezia a Roma, nella collezione che fu dei conti Odelscalchi, un altro imponente spadone a due mani.
Non possiamo non parlare poi del notissimo Andrea Ferara, citato anche da diversi testi specialistici angloamericani come “il bellunese Andrea Ferara” Importante dunque l’attività di Belluno nell’ambito del mercato europeo dell’arma bianca, tanto che fu in concorrenza con famose città tedesche quali Solingen e Passau.
Uno dei marchi più usati dai bellunesi (solo i Maestri firmavano le lame) era il lupo. Probabilmente usato di proposito, come marchio locale, per reclamizzare il prodotto, dato che il lupo compariva anche nello stemma della città. Stesso marchio che fu usato dagli spadari tedeschi: forse un esempio antico di contraffazione? D’altronde anche il nome di Andrea Ferara veniva contraffatto in Germania su lame destinate al mercato inglese. Vedasi ad esempio, la grafia errata di Andrea Ferara incisa su lame delle spade degli Highlanders, fornite agli Scozzesi dai Tedeschi per molti anni dopo la morte del grande maestro.
Ripreso da un articolo di Gianrodolfo Rotasso, pubblicato su un libro edito da l’associazione “Armigeri del Piave” nel 1997, più volte da me citato :).
Aggiungo un’altra piccola curiosità sulla schiavona: il pomello dell’elsa riproduce stilizzata una testa di gatto. In realtà si tratta di un riferimento alle tre teste di tigre che sono nello stemma del vessillo della Dalmazia, come potete vedere sotto in questa illustrazione con le ultime uniformi dei valorosi “schiavoni” dalmatini cioè la bassa e alta montura (in blu e rosso).