L’ISTRUZIONE SCOLASTICA IN TERRAFERMA, una grande tradizione.
Ho trovato un interessante articolo della studiosa Gianna Marcato dell’università di Padova, che ci illumina sul sistema scolastico pubblico nella terraferma, di cui ben poco in genere si sa. Si scopre così che l’istruzione pubblica (a spese delle autorità comunali) era una tradizione propria del’entroterra soltanto, mentre a Venezia tutto era affidato all’iniziativa privatistica.
Dall’Ottocento al Mille poche sono le fonti, ma sufficienti a capire quanto fossero diverse le tradizioni dei veneti di Terraferma da quelle, più utilitaristiche dei Veneziani.
“Verona, cattedra episcopale di san Zeno e capitale di Teodorico, nei primi secoli dell’età volgare era diventata fucina di una duplice tradizione di civiltà, quella romana e quella gotica, ed era restata per tutto l’alto Medio Evo una delle sedi più illustri della cultura dell’Italia settentrionale, non interrompendo mai, malgrado le vicissitudini belliche, la lunga tradizione scrittoria.
Tracce di scuola si trovano già nei documenti veneti dell’VIII° secolo, in relazione a centri diversi di tradizione calligrafica, ma almeno fino all’XI° secolo non ci sono elementi che consentano una qualche ricostruzione dell’apparato scolastico.
Dall’alto Medio Evo la scuola era arroccata nei monasteri e nelle cattedrali, dove il Clero custodiva faceva sopravvivere la tradizione scrittoria; ma già nel XIII° secolo a Padova, Treviso, Verona e Vicenza si riscontra una vistosa presenza di scuole tenute da maestri laici stipendiati pubblicamente.
Con l’annessione delle città della Terraferma, all’interno ella Repubblica si vennero a trovare di fronte due diverse concezioni della scuola: la scuola come iniziativa privata, come era intesa a Venezia, comportava la trattativa privata sia del costo che dell’argomento delle lezioni. La scuola come istituzione pubblica, tradizione di terraferma, comportava, oltre all’onere della spesa, la possibilità sia di scegliere il maestro, che di fissare i programmi di studio.
Un preciso quadro legislativo fissava il modo con cui si dovevano reperire le risorse, che si ricavavano in genere dai fitti delle proprietà comunali, dai contributi delle confraternite, dalle associazioni interessate ma a volte anche da imposte dirette. Il maestro Filippo Regis, ad esempio, incaricato nl 1449 i insegnare a Treviso, veniva stipendiato in parte dalla comunità di treviso, in parte dagli alunni della scuola di santa Maria dei Battuti, in parte dal collegio dei Notai di Treviso….”
Gianna Marcato, docente dell’Università di Padova in “Le istituzioni scolastiche della Serenissima”