LO STATO VENETO INDIPENDENTE, FEDERALISTA, REPUBBLICANO DOVEVA SPARIRE
Il 1500 segna il trionfo della Serenissima, che resiste all’intera Europa coalizzata contro le sue istituzioni – federali e repubblicane, quindi rivoluzionarie – non riconducibili agli schemi monarchici e feudali allora imperanti, e si regge sul consenso e non sulla repressione. Le masse contadine, artigiane, operaie, che ovunque in Europa si rivolteranno (anche nei secoli seguenti) contro i governi e gli stati, sono invece la muraglia più possente a difesa della grande Repubblica Veneta che ha in Venezia il suo cuore e nel Diritto (delle genti) il suo spirito.
Venezia e il Veneto diventano allora la Patria dell’Arte, l’Arca della Civiltà della Pace. San Marco è per l’intera Europa simbolo e bandiera di libertà e buongoverno, gioia di vivere. Neutrale, ricca di una enorme, legittima ricchezza diffusa, come una odierna Svezia o una Svizzera, la Serenissima Repubblica Veneta subisce una insensata spartizione ad opera di Napoleone, e del suo futuro suocero Francesco d’Asburgo, perde il suo Stato da Tera e quel che rimaneva del suo Stato da Mar e viene dominata. Perde la sua libertà e subisce la prima prepotenza dai Francesi che accolti come amici si comportano da occupanti e razziatori, poi la dominazione austriaca, quindi quella francese, infine il ritorno degli austriaci, temporaneamente interrotto dalla rivoluzione del 1848-9, prima di essere sostituito dalla dominazione italiana.
IL DOMINIO ITALIANO
Comincia allora una storia fatta di sventramenti e di ignobili costruzioni che consegnano alla modernità una Venezia assai meno bella di quello che era, ulteriormente imbruttita dall’idea di uscire dallo stato di isola, ipotizzando una ‘grande Venezia’ (1926) comprendente, da una parte, oltre il ponte della Libertà, una nuova ed economicamente forte Venezia in terraferma (Porto Marghera, Marghera, Mestre) , e dall’altra la Venezia artistica- classica, rispettata e restaurata, aperta all’uso turistico e residenziale di lusso.
Sul bordo lagunare si realizzano così una industria chimica- le cui esalazioni ammorbano invece l’ambiente e deturpano i monumenti – e un porto che tale industria serve, ma che ha bisogno di gigantesche escavazioni per far passare le grandi navi, esponendo così la città al pericolo del mare, che la sommerge nel 1966, per devastarla, costringendo tutti a ripensare la città, facendo marcia indietro: il mondo si renderà conto che l’uscita dallo stato di isola fu una scelta avventata, una scelta contro la città stessa, e la sua storia.
Parole sincere, scritte da un siciliano (Giovanni Distefano) che ama Venezia e i Veneti a che spera comunque in un nostro riscatto.
p. s. Ho disponibile per chi ne fa richiesta, la stampa qui riprodotta in carta spessa. Cm. 130 per 80 costo euro 15, ritiro da me o spedizione a parte.