NEGROPONTE PERSA MA NON L’ONORE DEI VENETI
NEGROPONTE fu conquistata ma con perdite enormi da parte del Turco (50mila caduti ) che portò Mahamud Pascià a vendicarsi in maniera orrenda fino a far segare vivo un eroe veneto, il comandante dell piazzaforte Paolo Erizzo e a trucidare gran parte dei civili. Civiltà islamica. Ecco come ci racconta i fatti Giovanni Distefano.
Il 12 luglio 1470 la Repubblica perde l’isola di Negroponte, la più grande dell’arcipelago greco, divisa dalla terraferma da uno stretto canale. L’isola viene assalita ai primi di giugno da un’imponente flotta (100 galere, 200 navi da trasporto con 70mila uomini imbarcati, comandata da Mahamud Pascià, mentre Maometto II con un grande esercito giunge difronte all’isola per via terra.
La flotta veneziana guidata da Nicolò Canal, molto più debole, non osa affrontare i Turchi e si ritira momentaneamente a Creta.
Il presidio veneziano sull’isola si concentra nella città di Calcide, sotto il comando di Paolo Erizzo. Quattro furiosi attacchi dei Turchi vengono respinti. Nicolò Canal, intanto, ripreso coraggio,giunge da Creta con la flotta e tenta di rompere l’assedio. due galere, comandate da Antonio e, Stefano Ottoboni, attraversano lo schieramento turco, ma solo il primo arriva al porto l’altro salta in aria con una nave nemica con cui si era scontrato.
Maometto però, ha fatto costruire un ponte di barche e vanifica il tentativo del Canal e fa assalire a luglio di nuovo Calcide e la lotta adesso si sposta per le vie della città: la popolazione è massacrata e il bailo Paolo Erizzo, una volta catturato, è segato vivo a metà, dopo aver chiuso il suo corpo tra due tavole. Tra i turchi si contano 50mila caduti.
A perdere l’isola ha aiutato certamente l’imperizia del Canal il quale non ha saputo interrompere il ponte di barche dei turchi che assicurava i rifornimenti ai turchi e fa sbarcare i soccorsi in maniera talmente caotica che gli uomini sono costretti ad arretrare con numerose perdite e lasciando nelle mani del nemico numerosi prigionieri, tra i quali i due capitani Gerolamo Longo, che viene impalato vivo, e Giovanni Tron, figlio del futuro doge, che subisce la stessa orribile sorte di Paolo Erizzo. Viene segato vivo. Nicolò Canal viene processato per codardia e imperizia e condannato al confino perpetuo.
ps. Federico Moro, storico che ama smentire le glorie veneziane, ci racconta che l’affresco in palazzo ducale e pure il racconto del Romanin (il più grande storico della Serenissima) del martirio, sarebbero dei falsi storici, ma io proprio non riesco ad immaginare le autorità veneziane, dipingere il terribile episodio in palazzo ducale se non con la certezza assoluta del fatto. Qualcuno più bravo di me magari potrebbe cercare le prove nell’archivio storico a Venezia.
Tra un po’ ci diranno che anche Bragadin è morto di raffreddore, a Famagosta. Noi citeremol’enciclopedia Treccani, credo autorevole come Federico Moro: …
gli autori più antichi (anzitutto il Sabellico, che scrisse diciassette anni dopo l’avvenimento) sostengono che fu posto sopra un’asse e segato vivo in due pezzi, dopo che gli era stata promessa salva la testa da parte di Maometto, ma – con atroce inganno – non il resto del corpo.
In questa forma il martirio dell’E. fu dipinto da Pietro Longo nella sala del Maggior Consiglio, in palazzo ducale, e divulgato con le stampe.