PALLADIO E LA VENEZIA DI AUGIAS, TRA CORBELLERIE E STRAFALCIONI
ANTONIO PALLADIO E LA VENEZIA DI AUGIAS TRA CORBELLERIE E STRAFALCIONI
Mi ero perso, per fortuna, gli sproloqui di Augias a cui la solita Rai, pagandolo con i soldi anche dei Veneti, ha affidato il compito di illustrare qualche pagina della grande storia di Venezia, attraverso i suoi monumenti. Peccato si sia esibito in una sequela di cantonate impressionanti, che un attento spettatore, Giovanni Veronese, ha segnalato implacabile.
Siamo abbastanza abituati a veder saccheggiare a piene mani la storia di Venezia, a veder romanzare storici improvvisati che, come diceva il grande Alvise Zorzi, storico vero ed innamorato della sua città, non hanno ancora capito che a Venezia “la realite depasse la fiction“, ma nella puntata di Città Segrete dell’8 dicembre scorso Corrado Augias, che molti ritengono fonte autorevole ed attendibile, viste anche le numerose pubblicazioni, riesce a superare, per raggiunto limite massimo di corbellerie, molti dei suoi predecessori.

???????????????????????????????
In piazza San Marco, cuore civile, religioso e politico di una Repubblica millenaria, si inventa la fonetica latina e le Procuratie diventano nella narrazione “Procurazie”, parlando della Giudecca la definisce quasi un’isola reietta ed elucubrando sulla monumentale chiesa del Redentore il “Garzoncel del Divo”, Andrea Palladio, diventa Antonio, il Caffè Floriàn, per qualche sorta di sessismo ante litteram, nel ‘700 è interdetto alle donne, cosa assolutamente falsa, e, contro ogni evidenza storica, il carnevale di Venezia dura solo una settimana.
Parlando di Giacomo Casanova, si inquadra un palazzo veneziano, per raccontare la sua prima vera storia d’amore con Bettina Gozzi, giovane sorella di un suo precettore, ma la storia si svolge a Padova, il giovane abate Casanova, non ancora maggiorenne, viene elogiato per i suoi sermoni nella chiesa di San Moisè ma la chiesa giusta è quella di San Samuele, rientra in ballo il Floriàn dove, sempre secondo Augias, il libertino darebbe appuntamento alle sue donne, cosa possibile ma non documentata nella sua Histoire de ma vie, monumentale autobiografia che molti storici hanno definito uno degli spaccati più belli ed attendibili della Venezia settecentesca.

QUATTRO CAFFE
Quella hIstoire de ma vie scritta, sempre secondo il presentatore, per non impazzire e anche su questo meglio stendere un velo pietoso.
Quel Casanova che fugge da Venezia perché scoperto a letto con la moglie di un senatore, anche questa invenzione con il chiaro intento di continuare a romanzare ma, come per Venezia, anche per Casanova vale la regola che “La realite depasse la fiction”.
La parte più esilarante però, a mio modesto avviso, è quella che parla di un fantomatico, quanto improbabile, “mandato di comparizione” che l’impenitente Casanova avrebbe ricevuto il 26 luglio 1755 quando invece quella mattina il Capitan Grande Mattio Varutti si presenta nel piccolo appartamento di calle della Gorna per arrestarlo e tradurlo ai Piombi e non ai Pozzi come risulta dalle inquadrature del programma.
La chiusura è, ovviamente ed immancabilmente, riservata a Ca’ Dario che è assurto al ruolo di palazzo veneziano sul quale sono state raccontate più frottole e, improvvidamente, giustifica il suicidio di Raul Gardini quando invece sulla dinamica dei tragici fatti pesano ancora, anche per persone più competenti di Augias, molti dubbi, primo fra tutti come si fa a suicidarsi e poi appoggiare l’arma su un tavolo dalla parte opposta della stanza.
Non voglio addentrarmi in tesi complottistiche che vorrebbero la storia veneziana e veneta volutamente dimenticata per non risvegliare moti di popolo, anche se riguardando i miei sussidiari di quarant’anni fa ho scoperto che la Serenissima è relegata a qualche scarno ed insipido paragrafetto con poche illustrazioni, mentre sulla storia del fascismo ho contato ben sette pagine, cosa abbastanza strana se si comparano quasi undici secoli della prima ai pochi, ridicoli, decenni di propaganda di un regime da operetta.
Sommessamente, dal basso della mia atavica ignoranza, ho sempre sostenuto che esistono: la storia, suffragata da fonti e documenti certi; le ipotesi storiche, ricostruzioni credibili che comunque tali rimangono, e le corbellerie.
Giovanni Veronese
città segrete augias Qui ve lo potete “godere” nel suo splendore 😀
Non mi è mai andato a genio Augias, un comunista da salotto che tanto piace in Rai e nei circoli “progressisti” romani. Ora che costui venga a fare il docente espositore della storia di Venezia come ho inteso dall’articolo di Giovanni Veronese, è una vergogna unica che colpisce Rai e l’Augias, per il pressapochismo dei contenuti. Non è esattamente così che si fa cultura in una azienda statale pagata da tutti, La Storia deve essere studiata, analizzata ed elaborata e mai stravolta, anche se questo va contro la personale ideologia o convinzione.
come el ghe la cantae Giovanni Veronese come se dixe in venesian,”per drito e per roverso” non ghe xe bota ne risposta che tegna. El Sig Augias ,el fasa el radical chic per i so saloti dixemo, inteletuali, e sel vol parlar de Venessia el pol prima infornarse,sensa andar ala Marciana, pasando per una scuola primaria dei fioi che de la nostra amata cità el pol saverghene de più sensa confonder pan per polenta.