VENEZIA IL CONTE DI CARMAGNOLA, UN DOPPIOGIOCHISTA CHE CI RIMISE LA TESTA
Il Manzoni, da giovane, si era infatuato degli ideali della Rivoluzione francese (e di chi le propagò in Europa, e cioè Napoleone Bonaparte, il boia della libertà veneta) e seguendo quell’ottica giacobina, non poteva che provare una specie di ripugnanza per Venezia, che invece fu sempre un faro di civiltà.
Anche se poi ripudiò in parte certe posizioni, nell’ottica che sarà poi di tutti o quasi gli intellettuali del cosiddetto Risorgimento, egli continuò a propagandare quella immagine negativa della Repubblica di San Marco, vista come uno stato oligarchico e tirannico, in cui la giustizia era somministrata in maniera barbara, oscura ed ingiusta.
La messa a morte di un traditore, il condottiero che guidò l’armata veneziana contro il Ducato di Milano ma poi tentò sottobanco degli accordi col nemico, suo antico “datore di lavoro” venne descritta come una condanna ingiusta verso un uomo coraggioso, colpevole solo di voler salvare dei vecchi amici, catturati dai veneti.
Ecco invece lo storico Frederic C. Lane spiegarci come Venezia condannasse il Conte, non come avrebbe fatto qualsiasi stato della penisola con veleno o in maniera occulta, ma dopo un regolare dibattito in Senato : ” Precedentemente, quando Filippo Maria Visconti aveva appreso che il Carmagnola lo lasciava per mettersi al servizio di Venezia, egli aveva progettato di farlo avvelenare. Il fatto di avere affrontato una situazione analoga con maggiore rispetto della legalità e maggiore efficienza, accrebbe notevolmente il prestigio di Venezia.
Durante i primi anni al servizio di San Marco egli accrebbe notevolmente il su prestigio… ma dopo la conquista di Bergamo e Brescia il Consiglio dei Dieci venne a sapere che egli stava trattando proditoriamente con Filippo Maria Visconti. Convocato a Venezia per consultazioni davanti al Consiglio dei Dieci. Poi, quando egli si congedò, le porte dell’uscita furono chiuse e fu aperto un uscio che conduceva direttamente alle prigioni. Fu decapitato pubblicamente, tra le colonne di Marco e Todaro.
Una risposta
[…] Lodevolmente questa pratica era applicata sia per piccoli reati sia per grandi eventi, già in epoche in cui altrove la giustizia era sommaria, o al massimo esercitata dal signore del posto. Un caso che ha fatto scalpore e ancora oggi ampliamente travisato è stato la condanna del Conte di Carmagnola. […]