VERONA LIBERATA DAL GIOGO FRANCESE, FESTEGGIA
Già mi sono espresso in maniera negativa, da veneto cultore di storia, sul comportamento austriaco, che fu causa concomitante del tracollo veneziano nel 1797. Con il preliminare di Leoben in pratica si incoraggiava Napoleone a impossessarsi dello stato veneto per usarlo come merce di scambio con l’Austria, ma ai Veneti e ai veronesi in particolare, dopo mesi e mesi di soprusi subiti dall’esercito invasore, queste cose non erano note e l’arrivo dell’armata imperiale fu visto come una vera liberazione. Eccovi la cronaca di quei giorni raccontata da Vittorio Girardi:
La Restaurazione–
Dopo 18 mesi di incessanti preghiere e di candele accese giorno e notte davanti all’altare della Madonna del Popolo, i veronesi ottengono la grazia di essere liberati dalla barbarie rivoluzionaria.
Il 21 gennaio 1798, esattamente dal quinto anniversario del martirio di Luigi XVI°, re cristianissimo di Francia, le divisioni imperiali comandate dal Barone Wilthem von Kerpens, da Porta Nuova entrano in formazione da parata in città, accolte da una popolazione in delirio.
Nel Te Deum in cattedrale il Vescovo invita magnanimamente ad evitare le vendette, mentre il teatro resta aperto e tutta la città è pavesata a festa e illuminata in segno di giubilo per quella notte memorabile.
Verona non dimentica i suoi eroi.
I corpi senza vita dei tre sfortunati difensori della città (Emilei, Verità e Malenza), come degli altri suppliziati che erano stati sepolti in una fossa comune nel camposanto della Santissima Trinità, il 6 febbraio 1798 sono dissoterrati e inumati nelle rispettive tombe di famiglia. Eperdecreto del Consiglio Nobiliare Cittadino, nella chiesa di san Sebastiano, di giuspatronato della città, il 7 ottobre 1799 si tiene una solenissima cerimonia, cui partecipano tutte le autorità cittadine, vestite a lutto. Per l’occasione viene eretta una imponente macchina funebre, fregiata di numerose e eleganti incisioni che ricordano le principali gesta dei nostri martiri.
Con l’arrivo delle truppe cesaree, anche l’impavido cappuccino Padre Luigi Maria da Verona, riceve degna sepoltura. Il suo corpo viene estratto incorrotto (se si eccettua la testa, dove era stato offeso dai colpi mortali), con grande sorpresa di tutti, dalla nuda terra nella quale giaceva già da sette mesi.
E’ tumulato nella chiesa dei cappuccini, la quale per ordine di Bonaparte viene in seguito soppressa, abbandonata dai religiosi e trasformata in caserma. Di Padre Luigi Maria nessuno si ricorderà più. fino al 29 marzo 1897, quando, in occasione del primo centenario delle Pasque Veronesi, il dotto sacerdote Antonio Pighi ne recupera i resti mortali, che accompagnati d aun numeroso corteo, sono deposti nel Cimitero Monumentale, nell’edicola dei cappuccini. Era l’8 giugno 1897 e quel giorno correvano 100 anni esatti dal suo supplizio.