VINETA, LA VENEZIA INCREDIBILE DEI WENDI, COMMERCIAVA COL TURCO
Qualcosa deve esserci, non so come definirlo altrimenti… forse una specie di DNA anche nei popoli, se a distanza di secoli o millenni troviamo ripetersi eguali certi comportamenti e situazioni. L’ho pensato subito, come quando lessi dei traffici atlantici della navi dei Veneti di Bretagna, che avevano come capitale l’attuale Vannes.
Noi pensiamo ad Altino come unica antenata della Venezia marciana moderna, ma non fu l’unica Venezia, a leggere di quella fondata dai Wendi, un insieme di tribù ben distinte tra agli slavi occidentali. Erano, scrive Piero Favero, famosi per la loro ospitalità verso gli stranieri e pare venisse bruciata la casa a chi infrangesse la tradizione.
Il loro territorio confinava a nord con il mar Baltico, (chiamato Wendile Mare dai Romani) e proprio alle foci del fiume Oder, a delta, sorgeva in in un luogo imprecisato la città marittima di VINETA, la Venezia dei Wendi, dal destino inquietante e paradigmatico, che finì per sprofondare, lentamente inghiottita dal mare.
Intorno all’anno Mille Vineta era un centro commerciale importantissimo e fu celebrata per la sua estensione e ricchezza quale porto più potente del Baltico; la città era abitata persino da Greci e molti Sassoni (che poi distrussero i Wendi) vi abitavano in pacifica convivenza. Gli scambi commerciali erano paralleli a quelli dei vichinghi, e si basavano sul sale, armi , ambra e oggetti preziosi. A prova di ciò molte monete arabe sono state rinvenute in zona, durante scavi archeologici.
La liberalità dei wendi era esemplare e la ricchezza veniva equamente ridistribuita all’interno dei clan. Si respirava insomma quello spirito egalitario che troveremo comune ai Venetkens, ai Venedoti tra Bretagna e Galles inglese, e tra i nobili veneti che crearono le istituzioni di Venezia (primi inter pares). I Wendi non avevano il potere concentrato nelle mani di pochi, e tanto meno nelle dinastie ereditarie: molte decisioni erano prese dal volere del clan e alle riunioni partecipavano anche le donne come soggetti di diritto al pari dell’uomo. Ci vengono in mente un paio di situle in cui il Principe diventa tale e si insedia sul trono, dopo l’accoppiamento rituale con la donna, che divideva il suo potere con lui.
Tornando alla misteriosa città, essa era circondata da paludi e fango e i suoi dodici ingressi erano raggiungibili solo da ponti di barche! Il territorio stesso detto Wendland era dominato dall’abbondanza e varietà delle acque, simile al nostro Veneto attuale.
Questo magnifico popolo, libero, pacifico, accogliente ma geloso delle proprie tradizioni, sterminato dai Sassoni, in quanto pagani, in una crociata sanguinaria a metà del XII secolo, dai vicini Sassoni.
Sunto libero con interventi miei tratto dal capitolo dedicato ai Wendi, di Piero Favero, nel libro enciclopedico “La Dea Veneta” dell’autore citato.