I POTERI DEL DOGE
di Edoardo Rubini Presidente di Europa Veneta
Il confronto con la situazione politica attuale è impietoso: siamo davanti ad un’immagine al negativo, Repubblica Veneta e Repubblica Italiana rappresentano modelli agli antipodi.
Si noti che la prima era ARISTOCRAZIA, cioè il tipo di governo impostato secondo i dettami di Platone e Aristotele (che secondo la tradizione classico-cristiana era il migliore possibile). La falsa democrazia odierna è in realtà una OLIGARCHIA, perché si basa su diritti umani egoistici e sul contratto sociale, cioè dogmi teorizzati dagli illuministi-liberali (che in teoria garantiscono tutto a tutti, in realtà creano un sistema sotto il controllo di camorre occulte).
Nello specifico, però, non si può dire che il Doge non fosse sottoposto a controlli.
Se si studia la Costituzione di Venezia su testi specialistici, ci si accorge che il Doge era coadiuvato in ogni atto dal Minor Consiglio, cioè dai sei Consiglieri Dogali con i quali esercitava ogni funzione in forma collegiale. Con questi, inoltre, formava l’ufficio di presidenza di tutte le maggiori magistrature (Maggior Consiglio, Consiglio di Dieci, Senato, Pien Collegio, Signoria).
Questa stretta collaborazione dava luogo ad uno strettissimo controllo su ogni atto e sull’organo stesso, che talora diede luogo a sonori richiami, dei quali nessun Sovrano in quelle epoche soffrì. Dalle promissioni dogali si evincono obblighi stringenti, quali il divieto di ricevere ambasciatori o incontrare esponenti politici di qualsivoglia natura da soli (senza la presenza e l’assenso di tutti gli altri); altrettanto si doveva fare per aprire la posta, inoltre era vietato allontanarsi dalla città senza preavviso e relativo assenso quasi unanime del Minor Consiglio.
La totale rimozione della storia veneta voluta e gestita dallo stato unitario italiano, nonché l’ignoranza che ne è derivata in materia di istituzioni venete (la vera scienza storica in materia fu sommersa dalla pubblicistica giacobina e poi fu soffocata dalla letteratura romantica) ha spesso suggerito un’immagine favolistica di un Doge veneziano ricchissimo, che governava in modo autoritario e paternalistico, ad arbitrio.
In realtà, la Veneta Serenissima Repubblica era un grandioso e complesso meccanismo che funzionava come un orologio. Per reagire a questa impostazione favolosa e suggestiva, si è quindi teso all’errore opposto, da parte di tanti autori, anche a livello universitario: cioè, si è voluto dipingere i poteri del Doge come così limitati da lasciargli un potere puramente formale.
L’attento studio della Veneta Storia dimostra il contrario. Il Doge era certo figura maestosa, che esprimeva nella sua magnificenza anche un potere soprannaturale di origine divina (individuata in San Marco); egli rappresentava il Principe della Nazione in tutti i sensi, il suo prestigio era enorme, le sue attribuzioni contemplavano l’intervento diretto nell’attività istituzionale e politica, pur entro i limiti definiti nelle Promissioni e consolidati nella consuetudine.
Prova di tutto ciò furono gli interventi decisivi, svolti con potenti orazioni e vigorosi provvedimenti proposti agli organi di governo (potere di impulso) che parecchi Dogi produssero anche in frangenti drammatici e cruciali. Alcuni di loro addirittura ebbero l’ardore necessario per condurre le truppe sul campo di battaglia (intervento estremo che per lo più si tendeva ad evitare per salvaguardare la sua sicurezza, ma che altresì fu prodotto più volte in epoche diverse). Gli esempi memorabili di Dogi già in carica, impegnati in campagne militari sono:
- Pietro I Candiano: eletto il 17 aprile dell’887, conservò la carica per appena cinque mesi, perché il 18 settembre, durante una spedizione contro i pirati narentani, questo Doge energico e temerario perdette la vita in combattimento vicino a un monte della costa dalmata.
- Pietro Orseolo II: partito da Venezia il 9 maggio dell’anno 1000 per la vittoriosa spedizione di contrasto dei pirati narentani nelle acque del Mar Adriatico, fece acquistare alla Repubblica il controllo della Dalmazia.
- Enrico Dandolo, Doge tra il 1192 e il 1205, guidò la Quarta Crociata con la presa di Costantinopoli, con cui divenne “Signore della quarta parte e mezzo dell’Impero di Ròmania” a ingrandimento della Repubblica, ma rigettò l’offerta di divenire il nuovo Imperatore d’Oriente.
- FrancescoMorosini fu eletto doge all’unanimità e al primo scrutinio il 3 aprile 1688, mentre solcava con la flotta il Mediterraneo durante la spedizione su Candia e nel Negroponte; passò alla storia come il Peloponnesiaco, perché con le sue mitiche imprese militari strappò la Grecia ai Turchi.
Tutto vero. E’ da tener in buona nota quanto gli altri stati della penisola Italiana:
1. Il Papato ha sempre fatto di tutto per sottomettere Venezia alla sua volonta e obedienza intralciando notevolmente l’azione politica Veneta e facendo di tutto per indebolirci.
2. Il regno di sicilia con la citta’ di Napoli piu’ volte ha chiamato i mamalucchi musulmani per fare scorrerie in territorio italiano e costringendo Venezia ad intervenire.
3. Genova e la Lombardia hanno fatto di tutto per distruggerci.
Quindi: Quall’e’ la fratellanza che ci unisce?
Il fatto che parliamo una lingua italiana non significa nulla, anche la Svizzera italiana parla italiano ma non sono, fortuna loro, italiani.