IL DIRITTO VENETO CHE DISCENDEVA DALLA TRADIZIONE ANTICA DEI PRIMI VENETI
FA PIACERE, constatare che,tra i nuovi autori studiosi della nostra storia e tradizioni, si incominci a collegare il corpo delle leggi che regolavano il vivere quotidiano dei veneti di laguna, alle tradizioni e alle regole proprie ai Veneti primi. Perché era potuto accadere questo miracolo? Per il fatto che i Veneti avevano attraversato il periodo della dominazione romana, conservando le loro regole locali, quale privilegio concesso da Roma a degli alleati fedeli. Vi era quindi un diritto romano che non escludeva localmente l’esistenza di un “diritto veneto”. Lo scrive anche Marco Zanetto :
“Le tradizioni hanno sempre avuto una enorme importanza e peso: le “consuetudines” degli antichi Veneti sono confluite, tra la fine dell’età classica e l’inizio del Medio Evo, nel cosiddetto “uso patrio”, e poi, finalmente, sono confluite, talvolta modificate nel tempo e nel susseguirsi storico degli eventi e delle necessità, nei cosiddetti “Statuta”duecenteschi, vale a dire nelle leggi scritte e sostanzialmente definitive, ma comunque modificabili nel prosieguo dello scorrere del tempo.
In sostanza il “mos venetorum” (le consuetudini dei veneti”) fonte antichissima del diritto locale parecchi secoli prima di Cristo, rappresenta una mai abbandonata concezione patrizia del diritto, senza troppi fronzoli e velleità di durata proprio perché, per i veneti pre-cristiani e per i veneziani poi, il diritto e le norme non devono soffocare la quotidianità, non devono risultare come qualche cosa di imposto, di esterno, di superiore al buon senso e allo scopo finale della legge, che è quello di garantire la giustizia.
Devono, le norme, accompagnare la vita, guidarla, razionalizzarla, evitando gli eccessi e, naturalmente, colpendo gli eventuali reati. I Diritto veneto e le leggi devono rappresentare una diretta espressione di tutta la comunità interpretata dall’aristocrazia mercantile al comando della cosa pubblica, sia ai tempi degli antichi Veneti sia al tempo del palazzo Ducale, simbolo di sicurezza sociale e di equilibrio tra le varie componenti comunitarie, fossero pure quelle estere.
Infatti possiamo tranquillamente dire che, l’antica federazione regionale veneta (l’angolo dei veneti, per i romani), indipendente (autonoma) dall’impero romano, è confluita nei consessi tribunizi ai tempi dei venetici, e si è quindi cristallizzata nel patriziato veneziano. Lo “ius proprium” fondante la peculiarità lagunare, non deriva quindi né dal Sacro Romano impero, né dal sistema feudale, imperante dall’età di mezzo, col Capitolare di Quierzy dell’877, e con la Constitutio de Feudis del 1037.
Semmai nelle prime fasi venetiche, qualche influenza vi fu, ma da parte della legislazione bizantina per colmare alcune lacune (siamo alla metà del VI secolo). Fin dai primordi, si distingueva chiaramente quali bei (bona) appartenessero alla comunità (beni pubblici) e quali fossero dei privati. Il famoso Arsenale o il Palazzo Ducale appartengono alla comunità (stesso principio valeva anche per i palazzi dove si adunavano i vari “Renghi” o Arenghi dei capi per deliberare, in Terraferma). ”
Non può esistere, in Laguna specialmente, una frase tipo “Lo Stato sono io” come non di rado si pronunziava altrove sino al Seicento… Meditate, francesi, meditate… 🙂
Libero riassunto da “Congiure, crimini e misteri” di Marco Zanetto. Ed. Biblioteca dei Leoni, il Gazzettino.