LA DIVISA DA SCHIAVONE, CHE PASSIONE!
Anni ormai lontani, ma quanta passione nel tentativo di ricostruire per la prima volta, su basi storiche, una delle ultime e più belle uniformi dei gloriosi “Oltremarini” (Con qualche licenza, che spiegherò.)
RICOSTRUZIONE DELLA DIVISA DA ALTA MONTURA DI UNO SCHIAVONE (1775 – 1797) DALMATA
REPUBBLICA DI SAN MARCO.
Nel procedere alla ricostruzione mi sono basato su quanto contenuto prima di tutto nelle Carte Bubich (archivio di stato VE), come ha riportato Francesco Paolo Favaloro nel vol. Esercito veneziano del 700, disegni e schizzi),
arricchendo però gli alamari con una doppia abbottonatura fuori ordinanza, dato che l’uniforme da parata era di pertinenza del colonnello schiavone comandante il reggimento, e sappiamo la tendenza invalsa di infrangere il regolamento, arricchendola con tipico gusto balcanico. A tale proposito furono emesse circolari ben chiare, ma disattese dagli interessati.
Il berrettone era liscio di pelle di vitello nero, con un cappuccio di panno di lana rossa cremisi, lo stesso colore dell’uniforme, tradizionale da sempre per gli schiavoni. Tale cappuccio era cucito all’interno del cilindro e sporgeva di fuori. Il fiocchetto di lana gialla, in seta per gli ufficiali, a quanto pare, malgrado quanto scrive Favaloro, non era presente nella truppa (mancano testimonianze iconografiche, tutti i quadri raffiguranti la truppa mostrano cappucci senza il fiocco), ma è quasi certo fosse presente dal sergente in su (lana gialla e poi seta gialla per gli ufficiali) da quanto abbiamo ricavato da altri dipinti e dall’acquerello del Grevenbroch raffigurante un colonnello. Non era presente alcuna pacca frontale.
La “velada” o marsina è aperta sul davanti, la forma fa pensare a un soprabito moderno dato che i bordi cadono dritti ma discosti di almeno una ventina di cm e quindi non allacciabili, per lasciare ben in vista il gilet . Essa presenta sei alamari: importante raggrupparli partendo dal sotto prima a tre, poi a due poi a uno solo. Si deve quindi lasciare uno spazio tra i gruppi.
Il colletto è di lana blu, rovesciato e basso, i paramano (polsini presentano una forma particolare, un triangolo a punta acuta solo dalla parte esterna, e sono blu. Ho optato per la presenza di due tasche, anche se non è chiaro se vi fossero, ma per praticità le ritengo probabili. Le patte sono a tre punte, fermate da tre bottoncini in ottone. Il dietro presenta due spacchi, anche qui è diverso dalle marsine tradizionali con le code di “rondine”.
Il gilet di lana blu ha sette bottoni con sette alamari di filo di lana gialla per la truppa, di fettuccia dorata per gli ufficiali.
Fusciacca in vita: è la sciarpa che copre la cintura che regge la spada schiavona, ed è in seta gialla.Favaloro parla anche di fusciacche rosse ma non abbiamo trovato riscontri iconografici.
Il pantalone è a tubo con apertura a “balconcino” sul davanti, tipo i pantaloni odierni dei marinai, sorretta da due bottoni in ottone. Sotto la stoffa è resa aderente al polpaccio da una allacciatura sul dietro del medesimo, questo è un uso escusivamente balcanico, che io sappia.
Le calzature sono due stivaletti in pelle naturale o crosta non dipinta, ma non abbiamo notizie precise in merito. Ci affidiamo all’uso balcanico che preferiva la pelle non lavorata.
Aggiungo che sopra il colletto della camicia di tela di lino (suppongo) bianca usavano portare la caratteristica cravatta a fiocco (un nastro di seta bianca).
Giberna in pelle di vitello naturale . Spada schiavona con fornimenti del fodero in ottone. Il fucile era privato della tracolla, perché non si poteva usare con il mantello in dotazione. Ed era in uso tra i balcanici, portarlo baldanzosamente sulle spalla, quasi orizzontale. Vedi nelle sfilate storiche attuali a Signa in Croazia.
La fodera della velada all’interno è di tela blu. una sola spallina, ribassata all’indietro, presenta i numeri del reggimento e della compagnia (fonte Barbarich).
Millo Bozzolan