Celebriamo Lepanto…par no desmentegar!
di Antonella Todesco
Pur essendo stata vinta sotto la bandiera crociata, la Vittoria di Lepanto contro i Turchi del sette ottobre 1571, meritò appieno tutte le celebrazioni entusiastiche che scoppiarono a Venezia quando una galera entró in porto trascinando le bandiere turche catturate e sparando salve di cannone mentre le ciurme di tutte le navi gridavano “Vittoria! Vittoria!”.
Fu effettivamente una vittoria soprattutto veneta perché essi vi parteciparono con il maggior numero di forze: un totale di 110 galee venete contro un totale di 208 galee inviate da Napoli, Sicilia, Genova, Stati Pontifici, Spagna, Malta ed altri staterelli italiani.
Per Venezia fu una vittoria voluta e sofferta perché non portò nessun risultato positivo per lo Stato Veneto e anche perché i collegati non riuscirono a mettersi d’accordo sulla prosecuzione del conflitto, cosicché le flotte di Don Giovanni d’Austria e del Colonna si sciolsero a Corfú permettendo ai Turchi di scapolare un nuovo combattimento con retroscena indegni quali le connivenze turco-spagnole.
Fu necessaria una pace umiliante che privò Venezia di Cipro e di altre conquiste. Così, mentre la fantasia di pittori e letterati s’infiammava per la vittoria di Lepanto, Venezia rimaneva vittima della gelosia e degli odi degli stati europei.
Ma la gioia per essersi liberati dell’assillante Turco e la garanzia di un’ Adriatico per questo motivo più sicuro, sopperirono a queste perdite.
In Veneto e a Venezia vi fu un tripudio generale.
In Basilica di San Marco la Signoria alzò preghiere di ringraziamento mentre dal campanile suonavano a festa le campane. A Rialto, nei fondachi delle varie nazioni, si accesero luminarie, si eresse un arco di trionfo ai piedi del ponte e si addobbarono i portici con panni d’oro e trofei di spoglie turchesche.
Le prigioni si apersero ai debitori e si chiusero tutte le botteghe: sulle loro porte si scrisse “chiuso per la morte del Turco”.
Per tre giorni consecutivi la città risonò di canti, di urla festose e di clamori.
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Ancora oggi in tutta la cristianità le campane suonano a mezzogiorno, tutti i giorni, per ricordare la straordinaria vittoria (ndr).