L’organizzazione della Marina Veneta
di Antonia dei Todeschi.
Verso la metà del XVI secolo la Repubblica costruì una grossa flotta composta da 200 navi per difendere e presidiare l’Adriatico contro la minaccia turca. L’organizzazione di questa impresa fu affidata ad un collegio di quattro Senatori e da una “zonta” di sedici membri scelti dal Maggior Consiglio. In seguito tale magistratura venne confermata e fu denominata “della Milizia da Mar”. Competenza specifica era l armamento delle galere, il reclutamento dei marinai e dei galeotti, e il vettovagliamento necessario alle crociere.
Nel tempo si aggiunsero vari Provveditori con competenze specifiche quali il Provedidor all’armar, all’Arsenal, sopra i Biscotti, all’Artiglieria e alle Biave. Il Collegio inoltre aveva la soprintendenza sull’amministrazione delle Arti, cioé Scuole e Fraglie laiche che erano tenute a pagare una tassa in sostituzione dell’obbligo originario di fornire gli uomini per le navi.
Magistrature inerenti il settore della marineria e i suoi ordinamenti civili e militari, esistevano già in precedenza.
Si può così ricordare in breve sintesi, al pari di quella che fa il Momenti, che una magistratura dei Provveditori e Esecutori delle cose marittime venne istituita nel 1497. Essa prese in seguito anche la denominazione di Provveditori all’Armar.
Esisteva una squadra navale ordinaria in tempi normali; in caso di guerra si allestivano e si armavano flotte con numero di navi variabile a seconda dell’importanza e della gravità della situazione da affrontare. Anche le isole e le città dell’Istria e della Dalmazia erano tenute a contribuire alla formazione di queste squadre.
Per l’arruolamento delle ciurme e dell’ equipaggio si metteva in Piazzetta il “banco” presso il quale si presentavano tutti coloro che desideravano arruolarsi volontariamente per uno stipendio stabilito a seconda delle necessità dell’ armatore, in tal caso lo Stato, in regolare rapporto di domanda/offerta, derivante dalla durata della ferma, dalle condizioni ambientali, dalle stagioni e dalla gravità del pericolo da affrontare.
In caso di guerra, a volte, si ricorreva anche ad un arruolamento forzato; uno dei metodi usati era quello denominato “per texeras” che consisteva nell’ estrarre a sorte i nomi di persone dai 18 anni di età fino ai 60, ritenute in grado di fare i marinai o i vogatori.
Con il passare dei secoli le ciurme e gli equipaggi erano costituiti da un numero di veneziani progressivamente minore, aumentarono invece la proporzione di uomini provenienti dalla Dalmazia e dalla terraferma veneta. Erano questi tutta gente del popolo mentre alla nobiltà era riservata la parte del comando in ordine di grado decrescente ad iniziare dal Provveditore Generale da Mar, al Provveditore d Armata, al Capitano Generale del Golfo, al Governatore dei galeotti, al Capitano da Mar, all’Almirante, al Patron delle navi, ai Sopraccomiti, fino ai giovani patrizi di primo imbarco, anch’essi per legge obbligati a prestare servizio sulle navi di Stato in qualità di semplici frombolieri.
A volte il Governo trovava serie difficoltà, soprattutto in caso di guerra, ad approntare gli equipaggi delle galere poiché i veneziani non sempre gradivano mettere a repentaglio la propria vita in avventure guerresche così pericolose e lasciare lo svolgersi tranquillo della vita cittadina, che la stabilità e la saggezza del Governo Veneto aveva sempre saputo offrire ai cittadini, qualunque fosse il ceto di appartenenza. Anche i marinai al remo nelle flotte veneziane non erano quasi mai galeotti condannati alla catena, ma popolani liberi e volontariamente arruolati.
Alla “manigolderia” si offriva l opportunità di prendere il mare sulle dure panche di legno del remo in cambio di atti di clemenza o di cancellazione dei reati meno gravi. Nelle cronache si legge ogni tanto di ciurme rivoltose e indisciplinate, pronte al saccheggio e alla ribellione ma la saggezza, il coraggio e l abilità dei nobili posti al comando di queste navi da guerra, avvezzi ad ogni genere di esperienze guerresche e marinare, ebbero quasi sempre ragione di queste intemperanze e al momento opportuno seppero rendere gli equipaggi disciplinati e vincenti sul nemico.
Liber. tratto da: “Itinerari segreti di Palazzo Ducale” di U.Franzoi