l’ossessione di Napoleone
il 28 maggio 1797 il Comitato della Salute Pubblica di Venezia decretó per ordine del generale corso, “che tuti què Leoni, che sono considerati come stemmi o indicazioni del passato governo, sieno levati da tuti i luoghi ove esistono”.
Per quelli presenti a Venezia venne incaricato uno scalpellino veneziano, tal Giraldon Beneto, tagiapiera a San Leonardo, per un compenso di 1980 ducati d’argento che fornì anche una lista dei leoni e delle “bocche di leoni” usate per le “dinonsie segrete” da eliminare.
La decisione di delegare ad un veneziano la distruzione dei simboli della Repubblica venne presa per tutelare, affinché “non resti pregiudicadi i lavori insigni di Sansoino” e le altre preziose architetture della città .
Napoleone, sin da ragazzo, covava astio nei confronti della Repubblica e ” tutte le conoscenze ch’egli possedeva dello Stato Veneto le aveva desunte dal denigratorio libro di Amelot “L’ histoire du governement de Venise“, un’opera del cosiddetto filone antimito veneziano.
Quindi, una volta abbattuta la Repubblica, il suo pregiudizio culturale nei confronti della stessa, lo spinse a cancellarne gli antichi simboli, quelli più amati, come appunto i Leoni di San Marco.
Per cancellare i leoni presenti nelle altre città venete pare abbia ingaggiato migliaia di scalpellini, alcuni locali e molti al seguito delle truppe francesi. Questi ebbero l’ordine di distruggerli a colpi di martello e scalpello, ma tra gli incaricati locali l’amore verso la defunta Repubblica fece loro ricorrere a pericolosi occultamenti dei simboli marciani affinché potessero venire un giorno recuperati.
Li nascosero nel terreno, di solito poco distante dalla loro sede originaria oppure li gettarono integri nei fiumi, come successe in particolare a quelli più ingombranti di cui ricordiamo quello presente nel Torrione Venier, di Padova che venne recuperato a metà ‘800 dalle acque del Piovego e che ora si trova sulla facciata della sede romana delle Assicurazioni Generali di Piazza Venezia (vedi foto a lato)
Nessuna città veneta fu esente da questa furia distruttrice denominata leonclastia;
la damnatio memoriae napoleonica però, non ha avuto l’effetto sperato e sempre più numerosi sono i Leoni Marciani distrutti sostituiti da nuove copie, per non parlare di quelli moderni posti al centro delle rotatorie, vere e proprie sculture, che ci ricordano che la nostra identità, la nostra storia è legata a quel simbolo, presente anche nella bandiera che ognuno di noi dovrebbe orgogliosamente esporre perché.. “cercheranno più volte d’ingannarti raccontandoti un’altra storia, ma la nostra non è la storia d’Italia, è un’altra: quella veneta”.
Per approfondire la questione del leone inteso come simbolo e la leonclastia non posso esimermi dal consigliarvi l’opera omnia di Alberto Rizzi “I leoni di San Marco”, facilmente trovabile anche nelle biblioteche pubbliche (a fianco il secondo volume)