Podestaria di Rovigo nella Veneta Repubblica
di Marco Fornaro.
Al Podestà e Capitano di Rovigo e Provveditore Generale del Polesine spettava uno stipendio annuo di lire venete 3720, corrispostogli dalle Casse della Camera fiscale in tre rate.
Al suo ingresso nella Podestaria il magistrato portava con sé due assessori (vicario e giudice al maleficio), un cancelliere, un commilitone, un capitano di campagna e venti berrovieri (soldati).
Delle rigide norme regolavano la stessa vita privata del Podestà nella sua funzione di rappresentante, per cui gli erano prescritti gli oggetti d’oro e d’argento, il numero delle corazze, dei cavalli: gli era vietato di addobbare le sue camere d’arazzi, ed i letti di velluto, non poteva vestire panni lavorati in oro o in argento o foderati di zibellini, ne quelli di bruno, se non che per la morte di strettissimi parenti; doveva inoltre in ogni pubblica rappresentanza comparire con la veste di color rosso, o toga all’uso greco, a maniche larghissime, e colla stola rossa.
Questo per significare come la Serenissima ancora in quel periodo intendesse presentarsi ai sudditi in stile di morigeratezza e solennità al tempo stesso, oltre al fatto di lasciare poco o nulla all’autonomia individuale dei suoi rappresentanti perfino in quelle che erano le scelte più personali, come per esempio (oltre a quanto già detto) la proibizione di pranzare e dormire fuori dal palazzo pretorio, di dare banchetti e feste in giorni non autorizzati, di essere padrino dei figli dei cittadini locali e altre numerose imposizioni dettate dai Magistrati alle Pompe capaci di documentare il rigore di una carica tanto prestigiosa quanto spesso faticosa e compensativa tra l’onore della reggenza e la rigidità delle norme cui si doveva sottostare.
Nei confronti degli istituti locali, il Podestà presiedeva e convocava il Consiglio di Rovigo, supremo organo deliberativo e di governo della città, composto da cinquanta cittadini fino al 1586 e quindi da sessanta, metà per la parte superiore di Santa Giustina e metà per quella inferiore di Santo Stefano.
Il Consiglio elegge ogni anno tra i suoi membri due regolatori, ai quali tra l’altro spetta di aggiornare il Rettore su ciò che è utile e di bisogno per la comunità; analogamente viene eletto dalla stessa assemblea un camerlengo e altri ministri minori.
Le rigide norme di vita pubblica e privata imposte ai Rettori dal Consiglio dei e dalla specifica Magi struttura alle Pompe, caratterizzano la particolarità di questa carica, tanto importante quanto spesso onerosa: è una carica impegnativa per chi la ricopre, specie da un punto di vista finanziario e per le conseguenze dirette e indirette provocate dalla lunga assenza da Venezia ove i vari ceti dovevano abbandonare per lungo tempo i loro interessi e patrimoni.
Tratto da: “Relazioni dei Rettori Veneti in terraferma IV Podesteria e Capitanato di Rovigo (e provveditore generale del Polesine).”
Istituto di Storia Economica dell’Università di Trieste.
Dipinto: “Glorificazione di Pietro Morosini” di Antonio Randa (1644).